I nostri resoconti!

Ovvero i resoconti delle TazzaVacanze® più memorabili, ovviamente e rigorosamente in... moto!

 

@ 6-12 Agosto 1996 - Riviera dei Fiori, entroterra, Costa Azzurra.

@ 12-24 Agosto 2000 - Croatia & Bosnia Su MOTOTURISMO di Marzo 2002!!!

@ Tazza Vacanze Corsica - Su MOTOTURISMO di Agosto 2004!!!

@ Tazza Vacanze Sardegna, basso Sulcis - da MOTOTURISMO di Giugno 2005!!!

Capt.Simon® &  Ombretta in Provenza - da MOTOTURISMO di Marzo 2006!!!

@ Marzo 2004 - Racconto dall'Etiopia del Dr. Fagio®

 

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6-12 Agosto 1996 - Riviera dei Fiori, entroterra, Costa Azzurra.

E' stata la prima motovacanza, protagonisti il sottoscritto Capitan Simon e PahCrack Cecco. Ecco in sintesi itinerario e momenti particolari del viaggio, breve ma incredibilmente intenso per luoghi visitati, panorami, tipologie delle strade e km macinati:

Martedì 6: partenza da Riva Ligure (IM), direzione Finale Ligure (SV), pranzo al caratteristico Borgo saraceno di Varigotti, delusione per l'impossibilità di campeggiare su una spiaggia riferitaci libera, quindi ecursione nell'entroterra, alla ricerca di ottime strade, boschi, torrenti laghi. Tutto questo tra i paesi di Osiglia, Murialdo, Caragna, Calizzano e poi giù di nuovo al mare per la strada che da Colla di Melogno si tuffa a Finale. Qui notte in campeggio, a fianco di una coreografica tenda di tedesconi dediti escusivamente a birra, rutti, würstel e dormite...proprio come noi! ;-)

Cecco&Capt.jpg (48149 byte) Il passo di Colla di Melogno

Mercoledì 7: lasciamo Finale Ligure per rientrare all'interno all'altezza di Borghetto S.Spirito, visita alle stupende Grotte di Toirano, poi gran guida sulle tortuose strade che collegano Castelvecchio di Rocca Barbena, Martinetto, Caprauna, Cantarana, a Ponte di Nava deviazione per Viozene, fino a poco dopo Upega. L'intenzione era quella di arrivare a Monesi, via Le Salse, per poi passare alla straconosciuta Via del Sale, percorrendola in direzione del mare. Un'interruzione e deviazioni impraticabili con i nostri mezzi stracarichi ci hanno obbligati ad un dietro-front. Quindi il Passo del Col di Nava, tra pioggia e clima autunnale, Pieve di Teco, Imperia e tappa per montare il campo base a S.Remo.

Giovedì 8: visita a Bussana Vecchia, irreale paesino distrutto da un terremoto e colonizzato da artisti internazionali, trasferimento a Triora, paese di streghe e stregonerie. Da qui abbiamo raggiunto Realdo per abbandonare momentaneamente l'asfalto e la presenza umana, gettandoci sugli alti sterrati della Via del Sale. Fondi rocciosi, pietraie, terra battuta, lunghi rettilinei, stretti tornanti in salita e poi in discesa, boschi, pratoni e panorami bellissimi: decisamente un bel banco di prova per le 2 endurone, Elefant in primis, reso più abbordabile dalla mancanza di bagagli lasciati al campeggio. Poi la rapida discesa a Colla della Melosa, di nuovo l'asfalto fino ad Apricale, di nuovo uno sterrato, a tratti molto brutto per il fondo polveroso, leggero e profondi solchi da dilavazione. Ed eccoci sbucare a S.Romolo giusto in extremis per saccheggiare un discount per la cena! Ricordo ancora perfettamente il gusto di quelle uova e würstel cucinati in padella all'alba delle 22! Che fame...

Realdo.jpg (33941 byte) Realdo Boschi.jpg (52069 byte) I boschi Panorama.jpg (22490 byte) Il panorama verso Colla Melosa

Venerdì 9: la notte precedente all'uscita da un discopub (non era abbastanza la stanchezza...) ho pensato bene di partire col bloccadisco ancora al posteriore: PAstiglie nuove sinterizzate svangate ed attacchi pinza piegati! :-( Tutta la mattinata è quindi passata da un cortesissimo meccanico (Moto Fiore) Aprilia di S.Remo per riattivare la funzionalità della frenata al posteriore. Non essendo disponibili i ricambi in zona, si è trattato di un certosino lavoro da fabbro con martello incudine ed abilità... ore di manodopera ma spesa irrisoria a dir poco simbolica che fa capire come ancora ci sia chi fa della cortesia un'arte! Via allora alla volta della Francia, fino ad Antibes dove un campeggio semplice ma accogliente, economico ed immerso nel verde, sarà il nostro successivo campo base. Il problema che proprio ad Antibes, raggiunto all'imbrunire, il Gilerone fora la Michelin T66 posteriore... riparazione efficace con la magica bomboletta, ma l'orario non ci fa trovare ne gommisti ne stazioni di servizio per poter sgonfiare e rigonfiare la camera d'aria, ripulendo la valvolina...capiremo il giorno successivo l'importanza dell'operazione.

Sabato 10: la mattina la gomma si presenta in ottimo stato per cui incoscientemente ci tuffiamo nell'itinerario prestabilito come d'abitudine la notte precedente in tenda, alla luce della torcia, cercando le strade più tortuose. Scelta ottima, strade fantastiche, paesini caratteristici, gole rocciose, canions e gallerie scavate nella pietra. Ma al ritorno, beffardamente a pochi km dal campeggio ed ancora in orario di chiusura, il pneumatico si riaffloscia! Solo ora scopriamo che la valvolina, impastata di lattice indurito, non ci permette un secondo intervento. Carro attrezzi quindi, per l'equivalente di più di £ 300.000, con moto trattenuta presso la sede del soccorso (portarla al campeggio sarebbe costato una cifra inaudita, non a nostra disposizione).

Tunnel.jpg (42286 byte) Gallerie molto... risonanti  Mezzi.jpg (42147 byte) La povera RC 600 ridotta all'impotenza

Domenica 11: visita all'Ufficio del Turismo di Antibes per chiedere se con Bancomat si può ottenere denaro contante ma le bellissime signorine alle nostre richieste d'aiuto si rifiutano di parlare italiano, pur sapendolo bene e storcono il naso persino per l'inglese smozzicando un idioma al limite dell'incomprensibile... Inutili trattative con un gestore del garage assolutamente indisponente, amara constatazione del gran odio di molti francesi per gli italiani e moto spinta a mano per km ed in salita fino al campeggio! :-( La lasciamo in cauzione al campeggio e partiamo quindi in due sull'Elefant alla volta del confine italiano completamente senza soldi e con pochissima benzina (temiamo di rimanere a piedi). Prelevato il necessario, torniamo ad Antibes, non senza aver preso il nostro bel diluvio estivo a Nizza. Il destino ha pensato bene di metterci alla prova, ma la calma e l'impassibilità di Cecco si rivelano assolutamente inumane!!! Ho cercato le tipiche appendici auricolari dei Vulcaniani, ma deve essersele asportate quando è giunto sulla Terra, non me lo spiego altrimenti...

Lunedì 12: per poter tornare a casa, smontiamo la ruota posteriore, saltiamo sull'Elefant e con Cecco che dietro sorregge a malapena il pesantissimo carico a sbalzo cerchiamo un aiuto. Trovato il provvidenziale Vulcopneus di turno rimontiamo la ruota con la collaborazione di 2 energumeni cuneesi troppo avvinazzati. Quando infatti partiamo lasciando esultanti il campeggio Cecco mi fa subito segno di fermarmi: " ...pausa...mhmm...pausa...c'è qualcosa che non va...pausa...la moto non frena...pausa..." Mi fermo, noto che gli ubriachi avevano posizionato il disco all'esterno delle pastiglie ma quando chiedo gli attrezzi e constato che entrambi li abbiamo sotto tutti i bagagli faticosamente fissati credo che il mio urlo "Baastaaaa!!!!! Io ti lascio qua e me ne scappo!!!" si sia sentito fino al confine!!! L'ultima prova per i miei nervi è stato poi un sibilo sinistro, inquietante ed inspiegabile prodotto dall'aneriore della moto subito oltre i 60 km/h. C'è voluto un po' per capire che era il bordo adesivo del plexiglass, leggermente scollato...Tutto comunque secondo me ha avuto un ben preciso motivo: metterci pesantemente alla prova! La voglia di motovacanze non solo è rimasta ma è anche aumentata, ci vuole ben altro per fermare la Brava Gente del TAZZA TEAM!®

Rientro.jpg (50474 byte) E' ora (quasi...) di tornare, ma Cecco rimane impassibile!

 

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12-24 Agosto 2000 - Croatia & Bosnia. 

Questo è un riassunto! Puoi leggere il racconto anche su MOTOTURISMO di Marzo 2002 richiedibile in arretrato! 

Se vuoi leggere il racconto completo, CLIKKA QUI ! Potrai scaricare il file in formato .doc (382 KB).         In alternativa Qui il formato.zip (300 KB)

Questo è stato un  viaggio iniziato come vacanza e diventato poi un po’ avventura, modificato “in corso d’opera”, che ci ha portato su isole fantastiche, luoghi di guerre appena terminate, con tutto il loro terribile strascico di desolazione, ma anche l’irrefrenabile voglia di ricominciare a vivere dei giovani sopravvissuti. Ovunque e comunque assecondati da moto eccezionali, che hanno riappacificato lo scrivente coi mezzi a due ruote.   

La partenza: Max e Cristina ci attendevano a Venezia, Cà Savio,  quindi l’inizio del viaggio ha visto Alex e Corinna sul loro stracarico ma impassibile Dominator, forte del nuovo Bitubo al posteriore, viaggiare sulla noiosissima A4 assieme al sottostritto sulla fiammante Africa Twin HRC, appena giunta a sostituire le continue tribolazioni patite con l’Elefant 900 i.e..

Sabato 12, domenica 13: tappa dunque a Venezia, con grigliata di inizio vacanza e un po’ di riposo, accampati nel box auto per non arrecare eccessivo disturbo. Il giorno successivo abbiamo affrontato il trasferimento autostradale che ha portato le tre Honda alla frontiera di Basovizza. Poca coda per entrare in Slovenia dove subito ci hanno accolto le tipiche tavole calde, lì chiamate Grill, dalle caratteristiche insegne raffiguranti invitanti maialini ormai allo stadio di porchetta allo spiedo. Da ricordare il primo pranzo al sacco in terra balcanica, tra dolci colline ricoperte da un continuo avvicendarsi di prati e boschi. Il tutto molto curato, con scarsissime abitazioni. Traumatico il contatto col terribile asfalto croato: il tratto Rupa-Opatija è stato un supplizio, dove le normalmente adorate curve si erano trasformate in un pericoloso terno al Lotto. Il pomeriggio ci ha visti traghettare da Brestova alla volta di Porozina, primo paese dell’isola di Creš a darci il benvenuto. Era proprio il piccolo e graziosissimo paesino di Cres la nostra meta, in particolare il campeggio Kovačine, scelto come base  logistica per i nostri raid alla scoperta dell’isola. Alla sera eccoci piccoli scorci d’altri tempi ed altre abitudini, come una ragazzina che vendeva la frutta fino a tarda notte da una barchetta ormeggiata in centro alla piazza. O l’amico Boris, personaggio unico e marinaio romanzesco, conosciuto in una tipica taverna, tra calamari, vino e grappa, che ci ha moralmente obbligati a seguirlo in casa sua per un caffè turco alle 3 di notte! E questo in barba ai suoi poveri ospiti. A proposito, se capitate a Cres non potete assolutamente mancare una cena alla Konoba Kopac, la suddetta taverna del conosciutissimo Stefan: la trovate in uno stretto vicolo che lascia la piazza ed a quel punto, per una cifra ancora fortunatamente onesta, vi rimpinzerete di tenerissimi e freschissimi calamari fritti ed alla griglia, scampi e branzini cucinati in maniera tanto semplice quanto assolutamente divina!   

Partenza.jpg (54937 byte) La partenza  Slovenia.jpg (36465 byte) Le colline slovene  Cres.jpg (32486 byte) Cres ed il suo porticciolo

Lunedì 14 (Giornata Bastarda!®): visti gli eccessi, il giorno successivo ha visto i due prodi piloti d’Africa trascinarsi indolentemente per tutta la mattina, con un minimo di ripresa delle attività nel pomeriggio, quando, giusto per sgranchirsi un attimo, era in programma per i bicilindrici un’escursione off-road.Meta dunque prima Valun e poi la spiaggia di Martinscica, raggiungibile dopo circa 10 km di sterrato. Ottime le intenzioni, ma è bastato il primo chilometro di terreno sconnesso, sassi e pietre troppo aguzze ed irregolari per farci desistere. E’ quindi seguita una ritirata strategica su Lubenice, paesino arroccato quasi a picco sul mare, molto caratteristico e meritevole di una visita. In serata seconda cena da Stefan che questa volta doveva essere dedicata solo al piacere del palato, senza altre spiacevoli conseguenze... 

Lubenice.jpg (32561 byte) Lubenice

Martedì 15: risveglio senza cerchi alla testa quindi, colazione di rito sulla rotonda del bar del campeggio, direttamente sul mare, col sole a cercare di scacciare i residui torpori. Si era deciso infatti di migrare in gruppo alla ricerca della spiaggia di Koromacno. Molto bello il colpo d’occhio offerto lungo la strada in cresta dall’inavvicinabile lago Vrana, che fungendo da unica riserva idrica dell’intera isola, è rigorosamente protetto dai militari, offrendo però senza problemi il magico blu delle sue acque allo sguardo dei passanti. Le stradine strette tra aspri muretti a secco, delimitanti piccoli campi ancor più aridi e cosparsi di rocce, ci hanno condotto alla spiaggia, non senza un “finale” a capofitto lungo il versante, con l’erta come a tuffarsi in un mare dai colori indescrivibili! Aggiungete due piccolissime grotte raggiungibili con poche bracciate e capirete il nostro entusiasmo per un bagno decisamente memorabile! Serata di Ferragosto tranquilla tra le piazze di Cres, ci siamo dovuti consolare con le abbondanti medie di birra Karlovačko serviteci proprio sul porticciolo da una carinissima cameriera e dal giovanissimo figlio di Stefan.

Koromacno.jpg (48723 byte) La spiaggia di Koromacno

Mercoledì 16: la mattina trasferimento per l’isola di Lussino, raggiunta con un percorso davvero gradevole. Spaghetti apprezzatissimi e poi via alla scoperta di Veli Losinj, la Lussin Grande che in realtà è il paese più piccolo e caratteristico, anch’esso sviluppato come Cres lungo il caratteristico fiordo-porticciolo. Ovviamente la sosta in un piccolo bar ci ha regalato l’ennesima freschissima birra, prima di recarci a Mali Losinj, Lussin Piccolo, ben più grande e turistica della precedente. E qui abbiamo scoperto che il traghetto che avrebbe dovuto portarci sulla costa sembrava esser latitante fino al lunedì successivo, pronosticandoci ben 4 giorni di permanenza forzata a Lussino, periodo eccessivo per i nostri animi randagi ed inquieti, nonostante la bellezza dei luoghi! A seguire cucina mal riuscita alle tende! Due freschissime birre sul filo della chiusura del bar del campeggio, ci hanno salvato la digestione.

Mali Losinj.jpg (38185 byte) Il molo di Mali Losinj

Giovedì 17: dopo la colazione mattutina, seguita da una immancabile Karlovačko il Fagio® si è dato alla corruzione degli addetti alla prenotazione del traghetto pomeridiano ritardatario, portata a buon fine. La navigazione alla volta di Zadar (Zara) è stata lentissima ma ci ha regalato scorci fantastici di varie isolette, nonché un tramonto incredibile! La notte sul ponte ha portato bellissime stelle cadenti, rese ancor più magiche dalla fidata pipa, compagna di tante silenziose e profonde riflessioni, che arricchiva col suo aroma di buon tabacco il salmastro marino. Attraccati a Zadar ci siamo dati ad un rapido girovagare per scovare ormai a tarda notte ed alla periferia della città uno dei tanti cartelli che segnalano camere in affitto presso abitazioni private. E’ un’abitudine diffusa in Croazia, che ci permetterà di dormire più volte su veri materassi e fare docce calde senza spendere follie. In più si ha il non trascurabile piacere di entrare a contatto diretto con la gente del luogo, rivelatasi con noi sempre cordiale ed ospitale.

TramontoVia Zadar.jpg (22953 byte) Magie del tramonto in navigazione

Venerdì 18: lasciando Zadar ci sono apparsi lungo li nastro asfaltato i primi tangibili segni del passato conflitto Serbo/Croato: case coi tetti in ricostruzione e qualche colpo di granata sulla carreggiata. Il successivo impatto con Split (Spalato) non è stato affatto idilliaco: traffico caotico e disordinato, rumore, asfalto ancor più che liscio ed unto, urbanistica selvaggia alla periferia. Piacevole invece la zona del porto dove per ingannare l’attesa del traghetto, nonostante la temperatura rovente dell’aria, troviamo anche una fontanella di acqua buonissima ed incredibilmente ghiacciata! Caldo tremendo anche sul traghetto, breve tratta di mare e finalmente lo sbarco a Supetar, primo agglomerato di case a darci il benvenuto sull’isola di Brač. Il trasferimento a Bol ci ha proposto belle strade, gustosamente ricche di curve e poco trafficate, percorse tuttavia con un occhio all’infido asfalto (solo in pochi punti accettabile nel grip) ed uno al mutevole paesaggio che alternava tratti aridi e rocciosi, disseminati di pietraie calcaree, ad altri più ricchi di vegetazione mediterranea. Quindi la bellissima discesa verso Bol, con scenografici costoni rocciosi a strapiombo ed il paese la in basso a giocare a nascondino con loro, la sosta al locale Ufficio del Turismo con cortesia e disponibilità in abbondanza e scoperta di un minuscolo campeggio nel locale convento, letteralmente “sul” mare!

BOL.JPG (33571 byte) Bol dall'alto

Sabato 19: in giornata il richiamo della guida in moto ha preso il sopravvento e le due Twin hanno sciolto gli ormeggi con meta gli sterrati del monte Vidova Gora alla ricerca dell’ampio, veloce e divertentissimo sterrato che con vari km di polvere e pietre credevamo portasse all’abbazia di Blača! In realtà l’abbazia era raggiungibile solo dopo una scarpinata tra pietre e macchia mediterranea, oscillante dai 30 ai 50 minuti, troppi per noi già stanchi a sufficienza. Peccato, perché l’abbazia meritava certo una tranquilla ed attenta visita! Quindi ecco l’ora della agognata cena da Dinko, personaggio titolare di un caratteristico ristorantino a gestione familiare, circondati da un’aria quieta, tranquilla, il meglio del relax che deve portar con se una vacanza. Il rapido servizio ci ha rimpinzato di dentice e branzino alla brace, pollo allo spiedo, verdure cotte ed insalata, ottimo vino bianco isolano, dal genuino sapore e robusto corpo (nonché forte gradazione…). Bei momenti, allegria, quel velo di euforia serena portata da quelle atmosfere che si dovrebbero vivere più spesso, poi quattro chiacchiere con Dinko e le discussioni sul prosieguo del viaggio, incerto tra la visita ai luoghi della guerra in Bosnia o alla perla dell’Adriatico, la Dubrovnic tanto decantata da riviste articoli. Poi via sul molo di Bol, alla caratteristica Vinaska Zadruga dove, rinfrescati dalla brezza marina e dalle birre, rapiti dalle numerosissime bellezze a passeggio, locali e non, messi in stato di grazia prima da Bacco, poi da Gambrino, abbiamo irrevocabilmente riprogrammato il viaggio, decidendo per lo sconfinamento in terra bosniaca, Mejugorie e poi Mostar. 

BRAC X MONASTERO1.JPG (53214 byte) Lo sterrato per l'abbazia di Blača   VINASKA.JPG (36548 byte) L'enorme tavolo della Vinaska Zadruga

Domenica 20 (il giorno più lungo): sveglia molto mattiniera quindi, per smontare le tende, saldare il conto coi frati, salutare gli amici Alex e Cory che hanno invece optato per un altro po’ di relax sull’isola, per poi ritornare sulla costa e dirigere all’interno, a nord, in visita al Parco Nazionale di Plitviča. Le due Africa Twin, sono quindi partite, spinte da emozioni nuove, motivazioni non programmate, non previste, eppur fortissime, con quel solletichio dell’incognita, dell’ignoto così inatteso quanto attraente e stimolante… Eccitazione a mille dunque, nel breve tratto di strade tutte curve e saliscendi che separa Bol da Sumartin, percorso a spron batttuto per prendere il traghetto per Markaska.

Markaska.jpg (35730 byte) Attracchiamo a Markaska

Da qui abbiamo viaggiato verso sud per la litoranea, decisamente spettacolare, anche se ben più trafficata delle sperdute strade di Bol. A Kardeljevo (Ploče) abbiamo piegato verso l’interno, puntando con forte emozione gli avantreni ad est, là, verso la Bosnia.  

CONFINE BOSNIA.JPG (44334 byte) Il confine ed i monti bosniaci in fiamme

Una sosta su una collina, al di sotto la frontiera, indicata da un cartello dove la scritta “Bosna” era stata sprezzantemente cancellata, lasciando la sola insegna “Hercegovina”. Là davanti i monti bosniaci, aridi riarsi ed… in fiamme! incendi ampi e diffusi coronavano drammaticamente i  rilievi! Rapida visita al santuario di Mejugorie poi eccoci apparire la prima casa abbandonata mitragliata da centinaia di proiettili e forata da vari colpi di granata, incontrata alle porte di Mostar. 

Casa.jpg (41999 byte) La prima casa incontrata colpita dalla guerra

La città si schiudeva poco dopo nella sua conca che invece di proteggerla l’ha bloccata inerme sotto i facili colpi che giungevano dalle alture. Non si può spiegare la sensazione con cui ti schiaccia un palazzo che potrebbe esser quello a fianco di casa tua, moderno, alto, ma crivellato non da migliaia bensì da milioni di colpi, eroso dai proiettili in ogni suo centimetro, pensando che li dentro c’erano persone, odiate a tal punto da altre persone… Ed i palazzi così, a Mostar, si susseguono uno dopo l’altro.

MOSTAR.JPG (49698 byte) Ecco cosa ci accoglie a Mostar...   MOSTAR2.JPG (39853 byte) Palazzi moderni, violenza antica

Per la notte siamo ricorsi alla collaudata soluzione della camera in affitto e l’abbiamo facilmente trovata a casa di una gentilissima donna con 3 piccoli, vivaci e simpaticissimi figli. Dopo cena ci aspettava una visita notturna al centro della città. A sole ormai tramontato ecco animarsi le vie, le persone in strada, i giovani ben vestiti ed incredibilmente curati, i numerosi cimiteri lì in centro, inframezzati alle case offese dai proiettili. Visita al famoso ponte abbattuto, la caratteristica gola formata dal Neretva, il canto preghiera del muezzin. Tornando alla nostra camera ci ha poi impressionato un incendio, incredibilmente esteso, che cingeva tutta la cima del monte a sud-ovest della città. Quindi a letto, soffocati da una temperatura opprimente, anche se non è stato solo il caldo della giornata rovente e del sottotetto a farmi dormire poco e male… 

Lunedì 21: la mattina, corrisposto il dovuto alla madre, riempite le mani dei bambini con le caramelle di Max e Cri, non prima di una foto  sull’Africa Twin, ci siamo calorosamente accomiatati, pronti per il lunghissimo tappone che avrebbe dovuto riportarci sulla costa. Ce ne andavamo, lasciavamo la città e tutto quello che aveva passato, ma sapevo che non avrei dimenticato quello che avevamo visto. Non avrei dimenticato i volti così intensi delle belle ragazze di Mostar. Non avrei dimenticato la cura nel vestirsi e pettinarsi dei giovani, la loro voglia di vivere, apprezzare le gioie della vita, proprio loro che ne hanno provato le più dure sofferenze.  Non avrei dimenticato gli occhi spenti degli adulti che non volevano parlare, che sembravano considerare gli europei come dei doppiogiochisti, fuggiti ed assenti nel momento del bisogno. Ed eccoci a ripercorrere a ritroso, come riavvolgendo un nastro, la E65 con la costa a mostrarsi in tutto il suo splendore, il mare turchese e smeraldo brillare di colori ammalianti. A seguire 400 km percorsi praticamente d’un fiato, fino al preannunciarsi della sera: una sosta ristoratrice a base di pizza e birra ha ringalluzzito gli animi e ci ha fatto decidere per la prosecuzione ad oltranza. A Jablanac traghetto per Mišniak e l’isola di Rab dove ci siamo fermati a pernottare, precisamente a 2 passi dal molo di Lopar nella solita camera in affitto.

MOSTAR BIMBI1.JPG (46440 byte) I bambini dell'alloggio   MOSTAR CARTELLO.JPG (57624 byte) Lasciamo la città   Mostar fiume.jpg (36406 byte)

Martedì 22: la mattina successiva siamo quindi approdati a Baška di buon’ora, in una giornata che trasmetteva pace e tranquillità in ogni modo. Le strade che abbiamo rapidamente ed in effetti un po’ distrattamente, sono state una pura formalità per raggiungere il traghetto a Krk, sbarcare a Cres e raggiungere l’ormai familiare camping Kovačine, pronti per l’ultima cena della vacanza da Stefan. Prima però sosta in un bugigattolo giusto a 2 passi dalla Konoba Kopac dove, sotto l’insegna “Vina Franco Cattunar” una signora ti riempiva un enorme bicchiere di ottimo e robusto vino bianco locale per la risibile cifra di 500 lire! Quale migliore antipasto per un’abbondantissima cena a base di calamaretti teneri come il burro, fritti ed alla griglia, scampi e branzini alla griglia, patatine, insalata, dolce, vino e birra a volontà e £ 23.000 di conto? W Stefan! Avevamo fatto bene a tornare, i km di sgroppata lo valevano assolutamente, così doveva concludersi la nostra vacanza! Ed a cena abbiamo anche rincontrato l’amico Boris che si è intrattenuto con noi prima sul molo tra varie birre, dal solito figlio di Stefan e con la solita camerierina, poi alle moto.  Ma implacabile è giunto il momento dei saluti definitivi, con quella voglia di dire “No! Io non me ne vado!” con quel desiderio che per assurda magia i giorni vissuti, così pieni e ricchi di esperienze, non finiscano mai… 

Baska.jpg (49508 byte) Baška, il tranquillo porticciolo

Mercoledì 23: poco da dire, sveglia anticipata, abbandono del campeggio con la constatazione di esser a fine delle risorse pecuniarie, inizio del viaggio di ritorno. Abbiamo riattraversato anche se per altre strade le dolci colline slovene, ritrovando finalmente un asfalto degno di questo nome, poi lo scioccante impatto col traffico italiano, assurdamente congestionato! Vivevo così bene lontano da tutte queste indisciplinate automobili! Per fortuna la serata a Cà Savio, da Cristina, si ripresentava pacata ed avvolta nella tranquilla, immobile atmosfera lagunare, mentre ad attenderci c’era una bella quantità di cozze che, cucinate secondo la ricetta “del Capitano®” ci hanno notevolmente addolcito il ritorno alla normalità.  

Giovedì 24: Per me è stato semplicemente il giorno del lungo e noiosissimo trasferimento autostradale da Venezia a Riva Ligure (IM) per raggiungere la famiglia ed altri 2 giorni di mare. Partenza non troppo presto la mattina, quasi 520 km, con due soste 7 ore di viaggio. Al tramonto ero sul lungo mare del familiare borgo di pescatori di Riva Ligure, parcheggiata la moto guardavo il mare e per un po’ sono rimasto fermo a pensare...

Sul mio viso un accenno di sorriso, avevi ragione tu Amico Max, ah se me le sarei ricordate queste Vacanze!

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