Ovvero i resoconti delle TazzaVacanze® più memorabili, ovviamente e rigorosamente in... moto!
@ 6-12 Agosto 1996 - Riviera dei Fiori, entroterra, Costa Azzurra.
@ 12-24 Agosto 2000 - Croatia & Bosnia Su MOTOTURISMO di Marzo 2002!!!
@ Tazza Vacanze Corsica - Su MOTOTURISMO di Agosto 2004!!!
@ Tazza Vacanze Sardegna, basso Sulcis - da MOTOTURISMO di Giugno 2005!!!
Capt.Simon® & Ombretta in Provenza - da MOTOTURISMO di Marzo 2006!!!
@ Marzo 2004 - Racconto dall'Etiopia del Dr. Fagio®
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6-12 Agosto 1996 - Riviera dei Fiori, entroterra, Costa Azzurra.
E' stata la prima motovacanza, protagonisti il sottoscritto Capitan Simon e PahCrack Cecco. Ecco in sintesi itinerario e momenti particolari del viaggio, breve ma incredibilmente intenso per luoghi visitati, panorami, tipologie delle strade e km macinati:
Martedì 6: partenza da Riva Ligure (IM), direzione Finale Ligure (SV), pranzo al caratteristico Borgo saraceno di Varigotti, delusione per l'impossibilità di campeggiare su una spiaggia riferitaci libera, quindi ecursione nell'entroterra, alla ricerca di ottime strade, boschi, torrenti laghi. Tutto questo tra i paesi di Osiglia, Murialdo, Caragna, Calizzano e poi giù di nuovo al mare per la strada che da Colla di Melogno si tuffa a Finale. Qui notte in campeggio, a fianco di una coreografica tenda di tedesconi dediti escusivamente a birra, rutti, würstel e dormite...proprio come noi! ;-)
Mercoledì 7: lasciamo Finale Ligure per rientrare all'interno all'altezza di Borghetto S.Spirito, visita alle stupende Grotte di Toirano, poi gran guida sulle tortuose strade che collegano Castelvecchio di Rocca Barbena, Martinetto, Caprauna, Cantarana, a Ponte di Nava deviazione per Viozene, fino a poco dopo Upega. L'intenzione era quella di arrivare a Monesi, via Le Salse, per poi passare alla straconosciuta Via del Sale, percorrendola in direzione del mare. Un'interruzione e deviazioni impraticabili con i nostri mezzi stracarichi ci hanno obbligati ad un dietro-front. Quindi il Passo del Col di Nava, tra pioggia e clima autunnale, Pieve di Teco, Imperia e tappa per montare il campo base a S.Remo.
Giovedì 8: visita a Bussana Vecchia, irreale paesino distrutto da un terremoto e colonizzato da artisti internazionali, trasferimento a Triora, paese di streghe e stregonerie. Da qui abbiamo raggiunto Realdo per abbandonare momentaneamente l'asfalto e la presenza umana, gettandoci sugli alti sterrati della Via del Sale. Fondi rocciosi, pietraie, terra battuta, lunghi rettilinei, stretti tornanti in salita e poi in discesa, boschi, pratoni e panorami bellissimi: decisamente un bel banco di prova per le 2 endurone, Elefant in primis, reso più abbordabile dalla mancanza di bagagli lasciati al campeggio. Poi la rapida discesa a Colla della Melosa, di nuovo l'asfalto fino ad Apricale, di nuovo uno sterrato, a tratti molto brutto per il fondo polveroso, leggero e profondi solchi da dilavazione. Ed eccoci sbucare a S.Romolo giusto in extremis per saccheggiare un discount per la cena! Ricordo ancora perfettamente il gusto di quelle uova e würstel cucinati in padella all'alba delle 22! Che fame...
Realdo I boschi Il panorama verso Colla Melosa
Venerdì 9: la notte precedente all'uscita da un discopub (non era abbastanza la stanchezza...) ho pensato bene di partire col bloccadisco ancora al posteriore: PAstiglie nuove sinterizzate svangate ed attacchi pinza piegati! :-( Tutta la mattinata è quindi passata da un cortesissimo meccanico (Moto Fiore) Aprilia di S.Remo per riattivare la funzionalità della frenata al posteriore. Non essendo disponibili i ricambi in zona, si è trattato di un certosino lavoro da fabbro con martello incudine ed abilità... ore di manodopera ma spesa irrisoria a dir poco simbolica che fa capire come ancora ci sia chi fa della cortesia un'arte! Via allora alla volta della Francia, fino ad Antibes dove un campeggio semplice ma accogliente, economico ed immerso nel verde, sarà il nostro successivo campo base. Il problema che proprio ad Antibes, raggiunto all'imbrunire, il Gilerone fora la Michelin T66 posteriore... riparazione efficace con la magica bomboletta, ma l'orario non ci fa trovare ne gommisti ne stazioni di servizio per poter sgonfiare e rigonfiare la camera d'aria, ripulendo la valvolina...capiremo il giorno successivo l'importanza dell'operazione.
Sabato 10: la mattina la gomma si presenta in ottimo stato per cui incoscientemente ci tuffiamo nell'itinerario prestabilito come d'abitudine la notte precedente in tenda, alla luce della torcia, cercando le strade più tortuose. Scelta ottima, strade fantastiche, paesini caratteristici, gole rocciose, canions e gallerie scavate nella pietra. Ma al ritorno, beffardamente a pochi km dal campeggio ed ancora in orario di chiusura, il pneumatico si riaffloscia! Solo ora scopriamo che la valvolina, impastata di lattice indurito, non ci permette un secondo intervento. Carro attrezzi quindi, per l'equivalente di più di £ 300.000, con moto trattenuta presso la sede del soccorso (portarla al campeggio sarebbe costato una cifra inaudita, non a nostra disposizione).
Gallerie molto... risonanti La povera RC 600 ridotta all'impotenza
Domenica 11: visita all'Ufficio del Turismo di Antibes per chiedere se con Bancomat si può ottenere denaro contante ma le bellissime signorine alle nostre richieste d'aiuto si rifiutano di parlare italiano, pur sapendolo bene e storcono il naso persino per l'inglese smozzicando un idioma al limite dell'incomprensibile... Inutili trattative con un gestore del garage assolutamente indisponente, amara constatazione del gran odio di molti francesi per gli italiani e moto spinta a mano per km ed in salita fino al campeggio! :-( La lasciamo in cauzione al campeggio e partiamo quindi in due sull'Elefant alla volta del confine italiano completamente senza soldi e con pochissima benzina (temiamo di rimanere a piedi). Prelevato il necessario, torniamo ad Antibes, non senza aver preso il nostro bel diluvio estivo a Nizza. Il destino ha pensato bene di metterci alla prova, ma la calma e l'impassibilità di Cecco si rivelano assolutamente inumane!!! Ho cercato le tipiche appendici auricolari dei Vulcaniani, ma deve essersele asportate quando è giunto sulla Terra, non me lo spiego altrimenti...
Lunedì 12: per poter tornare a casa, smontiamo la ruota posteriore, saltiamo sull'Elefant e con Cecco che dietro sorregge a malapena il pesantissimo carico a sbalzo cerchiamo un aiuto. Trovato il provvidenziale Vulcopneus di turno rimontiamo la ruota con la collaborazione di 2 energumeni cuneesi troppo avvinazzati. Quando infatti partiamo lasciando esultanti il campeggio Cecco mi fa subito segno di fermarmi: " ...pausa...mhmm...pausa...c'è qualcosa che non va...pausa...la moto non frena...pausa..." Mi fermo, noto che gli ubriachi avevano posizionato il disco all'esterno delle pastiglie ma quando chiedo gli attrezzi e constato che entrambi li abbiamo sotto tutti i bagagli faticosamente fissati credo che il mio urlo "Baastaaaa!!!!! Io ti lascio qua e me ne scappo!!!" si sia sentito fino al confine!!! L'ultima prova per i miei nervi è stato poi un sibilo sinistro, inquietante ed inspiegabile prodotto dall'aneriore della moto subito oltre i 60 km/h. C'è voluto un po' per capire che era il bordo adesivo del plexiglass, leggermente scollato...Tutto comunque secondo me ha avuto un ben preciso motivo: metterci pesantemente alla prova! La voglia di motovacanze non solo è rimasta ma è anche aumentata, ci vuole ben altro per fermare la Brava Gente del TAZZA TEAM!®
E' ora (quasi...) di tornare, ma Cecco rimane impassibile!
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12-24 Agosto 2000 - Croatia & Bosnia.
Questo è un riassunto! Puoi leggere il racconto anche su MOTOTURISMO di Marzo 2002 richiedibile in arretrato!
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Questo è
stato un viaggio iniziato come vacanza e diventato poi un po’ avventura,
modificato “in corso d’opera”, che ci ha portato su isole fantastiche,
luoghi di guerre appena terminate, con tutto il loro terribile strascico di
desolazione, ma anche l’irrefrenabile voglia di ricominciare a vivere dei
giovani sopravvissuti. Ovunque e comunque assecondati da moto eccezionali, che
hanno riappacificato lo scrivente coi mezzi a due ruote.
La partenza: Max e Cristina ci attendevano a Venezia, Cà Savio, quindi l’inizio del viaggio ha visto Alex e Corinna sul loro stracarico ma impassibile Dominator, forte del nuovo Bitubo al posteriore, viaggiare sulla noiosissima A4 assieme al sottostritto sulla fiammante Africa Twin HRC, appena giunta a sostituire le continue tribolazioni patite con l’Elefant 900 i.e..
Sabato
12, domenica 13: tappa dunque a Venezia, con grigliata di inizio vacanza e un po’ di
riposo, accampati nel box auto per non arrecare eccessivo disturbo. Il
giorno successivo abbiamo affrontato il trasferimento autostradale che ha
portato le tre Honda alla frontiera di Basovizza. Poca coda per entrare in
Slovenia dove subito ci hanno accolto le tipiche tavole calde, lì chiamate
Grill, dalle caratteristiche insegne raffiguranti invitanti maialini ormai allo
stadio di porchetta allo spiedo. Da ricordare il primo pranzo al sacco in terra balcanica, tra dolci
colline ricoperte da un continuo avvicendarsi di prati e boschi. Il tutto molto
curato, con scarsissime abitazioni. Traumatico
il contatto col terribile asfalto croato: il tratto Rupa-Opatija è stato un
supplizio, dove le normalmente adorate curve si erano trasformate in un
pericoloso terno al Lotto.
Il
pomeriggio ci ha visti traghettare da Brestova alla volta di Porozina, primo
paese dell’isola di Creš a darci il benvenuto. Era proprio il piccolo e graziosissimo paesino di Cres la nostra meta,
in particolare il campeggio Kovačine, scelto come base logistica per i nostri raid alla scoperta dell’isola.
La partenza Le colline slovene Cres ed il suo porticciolo
Lunedì 14 (Giornata Bastarda!®): visti gli eccessi, il giorno successivo ha visto i due prodi piloti d’Africa trascinarsi indolentemente per tutta la mattina, con un minimo di ripresa delle attività nel pomeriggio, quando, giusto per sgranchirsi un attimo, era in programma per i bicilindrici un’escursione off-road.Meta dunque prima Valun e poi la spiaggia di Martinscica, raggiungibile dopo circa 10 km di sterrato. Ottime le intenzioni, ma è bastato il primo chilometro di terreno sconnesso, sassi e pietre troppo aguzze ed irregolari per farci desistere. E’ quindi seguita una ritirata strategica su Lubenice, paesino arroccato quasi a picco sul mare, molto caratteristico e meritevole di una visita. In serata seconda cena da Stefan che questa volta doveva essere dedicata solo al piacere del palato, senza altre spiacevoli conseguenze...
Martedì 15: risveglio senza cerchi alla testa quindi, colazione di rito sulla rotonda del bar del campeggio, direttamente sul mare, col sole a cercare di scacciare i residui torpori. Si era deciso infatti di migrare in gruppo alla ricerca della spiaggia di Koromacno. Molto bello il colpo d’occhio offerto lungo la strada in cresta dall’inavvicinabile lago Vrana, che fungendo da unica riserva idrica dell’intera isola, è rigorosamente protetto dai militari, offrendo però senza problemi il magico blu delle sue acque allo sguardo dei passanti. Le stradine strette tra aspri muretti a secco, delimitanti piccoli campi ancor più aridi e cosparsi di rocce, ci hanno condotto alla spiaggia, non senza un “finale” a capofitto lungo il versante, con l’erta come a tuffarsi in un mare dai colori indescrivibili! Aggiungete due piccolissime grotte raggiungibili con poche bracciate e capirete il nostro entusiasmo per un bagno decisamente memorabile! Serata di Ferragosto tranquilla tra le piazze di Cres, ci siamo dovuti consolare con le abbondanti medie di birra Karlovačko serviteci proprio sul porticciolo da una carinissima cameriera e dal giovanissimo figlio di Stefan.
Mercoledì 16: la mattina trasferimento per l’isola di Lussino, raggiunta con un percorso davvero gradevole. Spaghetti apprezzatissimi e poi via alla scoperta di Veli Losinj, la Lussin Grande che in realtà è il paese più piccolo e caratteristico, anch’esso sviluppato come Cres lungo il caratteristico fiordo-porticciolo. Ovviamente la sosta in un piccolo bar ci ha regalato l’ennesima freschissima birra, prima di recarci a Mali Losinj, Lussin Piccolo, ben più grande e turistica della precedente. E qui abbiamo scoperto che il traghetto che avrebbe dovuto portarci sulla costa sembrava esser latitante fino al lunedì successivo, pronosticandoci ben 4 giorni di permanenza forzata a Lussino, periodo eccessivo per i nostri animi randagi ed inquieti, nonostante la bellezza dei luoghi! A seguire cucina mal riuscita alle tende! Due freschissime birre sul filo della chiusura del bar del campeggio, ci hanno salvato la digestione.
Giovedì 17: dopo la colazione mattutina, seguita da una immancabile Karlovačko il Fagio® si è dato alla corruzione degli addetti alla prenotazione del traghetto pomeridiano ritardatario, portata a buon fine. La navigazione alla volta di Zadar (Zara) è stata lentissima ma ci ha regalato scorci fantastici di varie isolette, nonché un tramonto incredibile! La notte sul ponte ha portato bellissime stelle cadenti, rese ancor più magiche dalla fidata pipa, compagna di tante silenziose e profonde riflessioni, che arricchiva col suo aroma di buon tabacco il salmastro marino. Attraccati a Zadar ci siamo dati ad un rapido girovagare per scovare ormai a tarda notte ed alla periferia della città uno dei tanti cartelli che segnalano camere in affitto presso abitazioni private. E’ un’abitudine diffusa in Croazia, che ci permetterà di dormire più volte su veri materassi e fare docce calde senza spendere follie. In più si ha il non trascurabile piacere di entrare a contatto diretto con la gente del luogo, rivelatasi con noi sempre cordiale ed ospitale.
Magie del tramonto in navigazione
Venerdì
18: lasciando
Zadar ci sono apparsi lungo li nastro asfaltato i primi tangibili segni del
passato conflitto Serbo/Croato: case coi tetti in ricostruzione e qualche colpo
di granata sulla carreggiata. Il
successivo impatto con Split (Spalato) non è stato affatto idilliaco: traffico
caotico e disordinato, rumore, asfalto ancor più che liscio ed unto,
urbanistica selvaggia alla periferia. Piacevole
invece la zona del porto dove per ingannare l’attesa del traghetto, nonostante
la temperatura rovente dell’aria, troviamo anche una fontanella di acqua
buonissima ed incredibilmente ghiacciata!
Caldo tremendo anche sul traghetto, breve tratta di mare e finalmente lo sbarco
a Supetar, primo agglomerato di case a darci il benvenuto sull’isola di Brač.
Sabato
19: in
giornata il richiamo della guida in moto ha preso il sopravvento e le due Twin
hanno sciolto gli ormeggi con meta gli sterrati del monte Vidova Gora alla
ricerca dell’ampio, veloce e divertentissimo sterrato che con vari km di
polvere e pietre credevamo portasse all’abbazia di Blača!
Lo sterrato per l'abbazia di Blača L'enorme tavolo della Vinaska Zadruga
Domenica
20 (il giorno più lungo): sveglia
molto mattiniera quindi, per smontare le tende, saldare il conto coi frati,
salutare gli amici Alex e Cory che hanno invece optato per un altro po’ di
relax sull’isola, per poi ritornare sulla costa e dirigere all’interno, a
nord, in visita al Parco Nazionale di Plitviča.
Da qui abbiamo viaggiato verso sud per la litoranea, decisamente
spettacolare, anche se ben più trafficata delle sperdute strade di Bol. A
Kardeljevo (Ploče) abbiamo piegato verso l’interno, puntando con forte
emozione gli avantreni ad est, là, verso la Bosnia.
Il confine ed i monti bosniaci in fiamme
Una
sosta su una collina, al di sotto la frontiera, indicata da un
cartello dove la scritta “Bosna” era stata sprezzantemente cancellata,
lasciando la sola insegna “Hercegovina”.
La prima casa incontrata colpita dalla guerra
La
città si schiudeva poco dopo nella sua conca che invece di proteggerla l’ha
bloccata inerme sotto i facili colpi che giungevano dalle alture.
Ecco cosa ci accoglie a Mostar... Palazzi moderni, violenza antica
Per
la notte siamo ricorsi alla collaudata soluzione della camera in affitto
e l’abbiamo facilmente trovata a casa di una gentilissima donna con 3 piccoli,
vivaci e simpaticissimi figli.
Lunedì
21: la mattina, corrisposto il dovuto alla madre, riempite le mani dei
bambini con le caramelle di Max e Cri, non prima di una foto sull’Africa
Twin, ci siamo calorosamente accomiatati, pronti per il lunghissimo tappone che
avrebbe dovuto riportarci sulla costa
I bambini dell'alloggio Lasciamo la città
Martedì
22: la mattina successiva siamo quindi approdati a Baška di buon’ora, in
una giornata che trasmetteva pace e tranquillità in ogni modo.
Baška, il tranquillo porticciolo
Mercoledì
23: poco
da dire, sveglia anticipata, abbandono del campeggio con la constatazione di
esser a fine delle risorse pecuniarie, inizio del viaggio di ritorno.
Giovedì
24: Per
me è stato semplicemente il giorno del lungo e noiosissimo trasferimento
autostradale da Venezia a Riva Ligure (IM) per raggiungere la famiglia ed altri
2 giorni di mare.
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