I Cetacei dei Mari Italiani
1 - Cenni di anatomia e fisiologia
2 - Classificazione e tassonomia
3 - Le specie dei mari italiani
Balenottera comune (Balaenoptera physalus)
Balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata)
Balenottera azzurra (Balaenoptera musculus)
Capodoglio (Physeter macrocephalus)
Stenella striata (Stenella coeruleoalba)
Delfino comune (Delphinus delphis)
Tursiope (Tursiops truncatus)
Grampo (Grampus griseus)
Globicefalo (Globicephala melas)
Zifio (Ziphius cavirostris)
4 – FOTOgrafie distintive delle diverse specie
5 - REGOLE DA SEGUIRE IN CASO DI AVVISTAMENTO
6 - Classificazione delle specie minacciate - IUCN 2004
1 - Cenni di anatomia e fisiologia
Il lato più sorprendente nella biologia dei cetacei, è il loro percorso evolutivo, che ai nostri occhi parrebbe “inverso”. Contrariamente alla primigenia tendenza della vita ad abbandonare l’acqua, i cetacei sono infatti mammiferi che “son tornati al mare”, adattandosi in maniera mirabile alla vita acquatica.
In generale gli arti anteriori dei cetacei hanno dimensioni ridotte, sono trasformati in pinne pettorali, con funzione direzionale, mentre quelli posteriori sono del tutto scomparsi. Del bacino restano solamente dei rudimenti pelvici, due piccole ossa pari, inglobate nella massa dei tessuti addominali. La maggior parte delle specie di Cetacei presenta una pinna sulla linea dorsale che deriva da una duplicazione della pelle, priva di impianti ossei, ha funzione direzionale. La pinna caudale è disposta su un piano orizzontale e rappresenta l'organo propulsore primario dei Cetacei. Altamente idrodinamici, in particolare nelle specie dal nuoto veloce, nuotano con flusso laminare, privo di vortici.
Il capo risulta direttamente saldato al tronco ed in molti casi solidale ad esso per mezzo della fusione delle vertebre cervicali. La struttura del cranio presenta caratteristiche peculiari rispetto a quello dei Mammiferi terrestri: le narici, infatti, sono situate all’apice della testa in modo da consentire il nuoto sinusoidale anche durante la respirazione (la parte anteriore del corpo resta infatti immobile). L’apertura boccale è molto ampia, senza labbra funzionalmente equivalenti a quelle degli altri Mammiferi.
La pelle è nuda, molto levigata, ed in grado di ridurre al minimo la creazione di turbolenze durante il nuoto attraverso la formazione di minuscole creste dermiche ammortizzanti l’energia sviluppata e l’essudazione di gocce oleose lubrificanti e ulteriormente riducenti l’attrito dell’acqua. Tutte le specie di Cetacei presentano uno spesso pannicolo adiposo che ricopre l’intera superficie corporea, ad eccezione del capo e delle pinne, che garantisce il mantenimento della temperatura corporea (omeotermia), conferisce all’animale un buon galleggiamento e costituisce una consistente riserva nutritiva soprattutto per gli individui che compiono lunghe migrazioni.
Gli apparati circolatorio e respiratorio sono particolarmente adattati alle grandi profondità e alle lunghe apnee. Il ricambio d'aria nei polmoni, a differenza dei Mammiferi terrestri, avviene in tempi molto brevi, con rapidissime inspirazioni ed espirazioni, intervallate da lunghi periodi di apnea. La frequenza respiratoria è molto bassa. Contrariamente a quanto si possa pensare, per non avere scompensi pressori interni, durante le immersioni i Cetacei non immagazzinano grandi quantità di ossigeno nei polmoni. Grazie alla presenza di un'elevata concentrazione di pigmenti respiratori (emoglobina nel sangue e mioglobina nei muscoli) sono infatti in grado di fissare nei tessuti circa il 90 % dell'ossigeno inspirato. Oltre i 70 metri di profondità, infatti, sotto la sollecitazione della pressione idrostatica, i polmoni e la cassa toracica risultano compressi, provocando un collasso alveolare che interrompe lo scambio di gas respiratori tra polmoni e sangue. Il battito cardiaco risulta rallentato e alcuni distretti circolatori vengono isolati attraverso meccanismi selettivi di vasocostrizione, permettendo durante l’immersione, una più efficace irrorazione degli organi importanti come il cervello. Infine, un complesso sistema circolatorio di tipo arterioso (le reti mirabili) presente soprattutto a livello delle pinne pettorali, dorsale e caudale, ed alla base del cranio, sembra svolgere una funzione di tipo termoregolatorio (attraverso un meccanismo di scambio di calore “controcorrente”) e di risposta all’immersione (cattura le bolle di azoto eventualmente generate in seguito alle alte pressioni raggiunte dall’animale).
Anche l’apparato escretore è un’evidente segno del loro perfetto adattamento all’ambiente marino. La quantità di urina è particolarmente abbondante ed ipertonica (concentrata) rispetto al mezzo esterno: ciò consente a questi Mammiferi di ricavare direttamente dall'ambiente l'acqua necessaria al loro metabolismo, eliminando l'eccesso di sali.
Poiché i piccoli dei Cetacei mancano di labbra appropriate per afferrare il capezzolo, si è evoluto un particolare meccanismo che rende le madri capaci di eiettare il latte direttamente nella bocca dei piccoli mediante contrazione dei muscoli cutanei.
2 - Classificazione e tassonomia
L’ordine dei cetacei è diviso in due sottordini: Odontoceti e Misticeti.
Gli Odontoceti, letteralmente cetacei “con i denti”, cacciano attivamente le loro prede; vi ritroviamo le diverse specie di delfini, le orche e capodogli. Si cibano prevalentemente di pesci e cefalopodi e, in relazione alla specializzazione alimentare, sfruttano differenti nicchie ecologiche, cacciando sia in acque costiere sia in acque pelagiche, anche a profondità ben oltre i 1000 m.
I Misticeti, come le balene e le balenottere, sono cetacei di mole colossale, paradossalmente privi di denti e dotati di un apparato filtrante, i fanoni, con il quale setacciano enormi quantità d’acqua per nutrirsi di plancton e piccoli pesci.
Subordine Mysticeti
Famiglia Balaenopteridae
· Balenottera comune
· Balenottera minore
Subordine Odontoceti
Famiglia Physeteridae
· Capodoglio
Famiglia Delphinidae
· Stenella mediterranea
· Delfino comune
· Tursiope
· Grampo
· Globicefalo
Famiglia Ziphiiidae
· Zifio
3 - Le specie dei mari italiani
Balenottera comune (Balaenoptera physalus)
lunghezza: intorno ai 24 m, la femmina è più grande del maschio.
peso: circa 60-80 tonnellate.
Cetaceo di dimensioni grandissime, si può ben considerare il cetaceo di maggiori dimensioni tra quelli che vivono stabilmente nei nostri mari.
Il corpo è affusolato, il capo triangolare e ben allungato, dorsalmente appiattito con una cresta nel mezzo che termina vicino allo sfiatatoio composto da due orifizi.
Il dorso sfuma dal nero al grigio scuro al grigio ardesia, di solito uniforme. Ventre bianco. Colorazione asimmetrica nella mandibola: bianca a destra, dello stesso colore del dorso a sinistra. Fanoni grigio ardesia, bianco giallastri, in corrispondenza del terzo anteriore della mascella di destra.
Emette un soffio ben verticale, a cono rovesciato alto anche 6-7 m. La pinna dorsale è ben visibile, triangolare leggermente falcata, sui 60 cm., posta all’inizio del terzo posteriore. Tale pinna si distingue da quella del capodoglio, che è allungata alla base e dall’apice tondo, non falcato. Di solito questa specie non solleva e non mostra a coda fuori dall’acqua quando s’immerge, contrariamente al capodoglio, comportamento che ne permette una rapida anche se non precisa identificazione.
Se, mentre nuota in superficie, si volta su un fianco o a pancia in su sono visibili i 70-100 solchi golari, tipici della famiglia dei Balenotteridi.
Balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata)
Lunghezza: 8-9 m.
peso: fino a 10 tonnellate, le femmine raggiungono dimensioni medie maggiori dei maschi.
E' il più piccolo rappresentante della famiglia dei Balenotteridi.
E' simile alla balenottera comune, ma di dimensioni minori e corporatura leggermente più tozza. Pinna dorsale grande e falcata.
Dorso da grigio scuro quasi nero a grigio ardesia, spesso interrotto da disegni irregolari più chiari e sfumati, il più comune è un segno a forma di “V” dietro alla pinna dorsale. Ventre bianco o biancastro. Una grande banda bianca trasversale attraversa la parte superiore delle pinne pettorali. I fanoni sono biancastri o giallastri.
Balenottera azzurra (Balaenoptera musculus)
Lunghezza adulto: da 25 a 26 m, alla nascita 7 m.
E' il più grande animale vivente, vive solitaria o in piccoli gruppi di 2 o 3 individui. In Mediterraneo è da considerarsi un visitatore estremamente raro ed occasionale, eventuali avvistamenti si rifarebbero ad esemplari erratici, non a popolazioni stabili nel mare nostrum.
Capodoglio (Physeter macrocephalus)
Lunghezza massima: maschio 18-20 m., femmina 12 m.
Peso: per il maschio fino a 50-60 tonnellate, la femmina più piccola, raggiunge le 18 t.
Presenta una livrea uniforme, dal nero al grigio ardesia al brunastro. Il ventre è spesso di colore più chiaro.
La forma del corpo è inconfondibile: la testa è enorme, quasi un terzo della lunghezza totale, con profilo tronco e arrotondato, “scatolato”. Lo Sfiatatoio è all'estremità del capo, sul lato sinistro, contrariamente alle balenottere che lo presentano ben arretrato e centrale sul capo.
Anche il soffio basso è particolare, “a cespuglio” e ben inclinato in avanti, di circa 45°. Pinna dorsale bassa, posta all’inizio del terzo posteriore, forma un grosso triangolo a base molto lunga e con l’apice arrotondato. A partire dalla pinna dorsale e verso la coda, il dorso è percorso da una serie di gibbosità di dimensioni decrescenti. La pinna codale è molto larga, da un terzo a un quarto della lunghezza totale dell’animale, ed è visibile al momento del l’immersione, La pelle dei fianchi è spesso corrugata.
Il capodoglio vive in gruppi talvolta composti da 6 a 30 animali. E' una specie poligama, quindi il branco è di solito condotto da un grosso maschio. I capodogli di un branco si tengono in contatto acusticamente anche a distanza di alcune miglia. Maturità sessuale verso i 4/5 anni. Accoppiamenti in acque calde, sopratutto in estate. Durata della gestazione 11/12 mesi. Dimensioni alla nascita: lunghezza da 3,5 a 5 m, peso 1 tonnellata circa. Durata di vita circa 40 anni.
Se non disturbato il capodoglio nuota lento quando è in superficie, malgrado in caso di necessità sia capace di raggiungere i 20km/h per brevi tratti. Può saltare quasi interamente fuori dall’acqua.
Compie immersioni profondissime (di solito intorno ai 1.000 m. per i maschi e ai 500 m. per le femmine ed i piccoli, ma sembra che si spinga anche oltre i 3.000 m) e di lunga durata (anche oltre un’ora e mezzo), a caccia di calamari, il suo cibo principale. Prima dall’immersione rimane in superficie per 10-20 minuti, e soffia alcune decine di volte; all'atto dell' immersione sono ben visibili il dorso e il peduncolo caudale e solleva sull’acqua la grande coda. Spesso riemerge nello stesso punto da cui è partito.
Il capodoglio di solito frequenta acque profonde e si avvicina a costa solo dove il fondo scende rapidamente. Frequenta tutti i mari del mondo. In estate si spinge verso le alte latitudini, mentre in inverno va verso i tropici. I maschi adulti in estate si separano da femmine e piccoli e spingendosi in acque sub-polari. Nei mari italiani è sempre presente, ma ancora non si sa se la sua consistenza numerica. I luoghi più frequentati sembrano essere la costa occidentale di Corsica e Sardegna, l'Arcipelago Toscano e i mari in torno alla Sicilia.
Il Capodoglio era cacciato, oltre che per il grasso e la carne, per lo spermaceti, una sostanza detta anche bianco di balena o cetina, che si trova nella testa del capodoglio (chimicamente estere cetilico dell'acido palmitico) con cui si preparavano unguenti, pomate, profumi e candele.
Nel Mediterraneo i dati di mortalità per l’alto tasso di collisioni e di catture accidentali negli attrezzi da pesca sono allarmanti.
Stenella striata (Stenella coeruleoalba)
Lunghezza adulto: lunghezza 2,2/ 2,5 m.
Peso: 80/100 kg. La femmina è leggermente più piccola.
E'una specie snella ed elegante, ma un po' più tozza rispetto al Delfino comune.
Presenta un rostro lungo e assottigliato, denti appuntiti e piccoli, pinna dorsale piccola e falcata, pinne pettorali affusolate.
La colorazione è variabile ma tipica della specie: dorso grigio bruno o blu scuro, ventre bianco. Una stretta fascia scura corre lungo i fianchi partendo da una macchia intorno all'occhio e terminando allargandosi intorno all'apertura anale; un'altra striscia più sottile parte dall'occhio e termina alla base della pinna pettorale; una terza striscia, "il baffo" parte dalla pinna dorsale in avanti. Queste striscie hanno una comune conformazione ad "esse" che permette una facile identificazione della Stenella.
Il nuoto è rapido, elegante e molto veloce (45/50 km/h.), con frequenti salti fuor d’acqua. Spesso nuota a prua delle barche che accompagna anche per lungo tempo e dove la si può facilmente osservare. Come il Delfino comune, è una specie pelagica, che può avvicinarsi alla costa nei passaggi tra le isole e dove il mare è profondo. In generale, in Mediterraneo, è il cetaceo più frequente ed è comune in tutti i mari italiani.
La Stenella vive in branchi che possono variare da una ventina ad un centinaio di individui.
Si riproduce soprattutto nella stagione calda, ma dati precisi al riguardo non sono ancora disponibili.
Maturità sessuale intorno ai 5 anni. Durata della gestazione 12 mesi. Lunghezza alla nascita: 80 cm.
Si nutre di pesce azzurro, di pesci costieri e di calamari, dimostrando un certo opportunismo alimentare.
In Mediterraneo un’epidemia di morbillivirus ha causato la moria di più di 1.000 animali solo tra il 1990 e il 1992. L’inquinamento e la diminuzione della disponibilità delle prede sono stati individuati come fattori innescanti l’infezione.
Delfino comune (Delphinus delphis)
Lunghezza adulto: 1,5/2,2 m (eccezionalmente 2,6 m), le femmine sono leggermente più piccole.
Peso: 75 kg.
Presenta un corpo elegante e slanciato, testa ben proporzionata e ben separata, per mezzo di una piega cutanea, dal rostro lungo e sottile. Pinna dorsale prominente, triangolare e falcata, situata a metà del dorso. Pinne pettorali piccole, strette e appuntite.
La colorazione è variabile: nera o nerastra per il dorso e i fianchi, ventre e petto color bianco panna, con una serie di sfumature gialle, grigie e bianche lungo i fianchi e il ventre. E’ riconoscibile un tipico triangolo capovolto scuro, più o meno in corrispondenza della pinna dorsale, che assieme alle zone giallastre, crea un tipico motivo a "clessidra". Peculiare è anche l'anello nero intorno all’occhio che si allunga in avanti.
E' un cetaceo veloce e agilissimo, salta frequentemente fuori dall’acqua. Nuota spesso a prua delle barche. Può raggiungere i 50 km/h. ed immergersi fino a 280 m e per oltre 8 minuti. Preferisce il mare aperto, ma può avvicinarsi alla costa dove l’acqua è più profonda. In Mediterraneo in passato era piuttosto comune. Tuttavia negli ultimi decenni la popolazione del Mediterraneo ha subito un drammatico declino, arrivando quasi a scomparire dal Mare delle Baleari, dal bacino Provenzale, dal Mar Ligure e dal Mar Adriatico. Rimane presente in comunità isolate sia nel Tirreno meridionale (isola di Ischia) sia nel Mar Ionio. Nell’ ottobre 2003, la popolazione Mediterranea di Delfino comune è listata come Endangered nella Lista Rossa delle Specie a Rischio.
Vive in gruppi da qualche decina di individui a parecchie centinaia. Non si sa esattamente come si riproduce in Mediterraneo, ma sembrano accoppiarsi generalmente in estate. Dopo una gestazione di 10 mesi, le femmine partoriscono piccoli lunghi circa 80 cm. Longevità stimata a 25 o 30 anni.
I contenuti stomacali di individui spiaggiati nel mar Ligure e in generale nel Mediterraneo, confermano che la sua dieta si basa principalmente su pesce azzurro di superficie, ma anche su cefalopodi e crostacei.
Tursiope (Tursiops truncatus)
Lunghezza dell’adulto: 3,8 m.
Peso: intorno ai 350 kg. La femmina è leggermente più piccola del maschio.
E' il tipico delfino che incontriamo delle vasche dei delfinari e negli acquari.
Questa specie ha una struttura decisamente più massiccia e dimensioni maggiori rispetto alla Stenella e al Delfino comune. Il rostro è corto e tozzo, mandibola più lunga della mascella superiore. Per la conformazione del rostro è chiamato anche Delfino dal naso a bottiglia. Pinna dorsale posta a metà del corpo, proporzionata, moderatamente falcata. Pinne pettorali di media lunghezza, appuntite.
Colorazione grigiastra, con varie sfumature, ma tendenzialmente uniforme, priva di striature nette e marcate: grigio scura sul dorso, grigio chiara sui fianchi, ventre biancastro.
Ha nuoto possente, agile e manovriero; al l’occorrenza supera senza difficoltà i 20 nodi. Sono a tutti ben note le sue grandi capacità acrobatiche. Spesso nuota a prua delle imbarcazioni.
Si trova a suo agio sulla piattaforma continentale, vicino della costa ma si spinge anche nelle lagune, negli estuari e nei tratti più vicini al mare dei grandi di fiumi. E' considerato un tipico delfino costiero.
In Italia, il tursiope è stato avvistato più di frequente nell' Alto Tirreno, nei mari intorno alla Sicilia e nell’Adriatico.
I tursiopi hanno una complessa vita sociale: ci sono branchi di sole femmine e giovani, branchi di maschi adulti che si incontrano con le femmine solo nel periodo riproduttivo. Si riuniscono in gruppi di 5/10 individui vicino alla costa, mentre al largo sono comuni gruppi di più di 25 animali.
Maturità sessuale tra 5 e 12 anni per le femmine ed a 10 anni per i maschi. L’epoca riproduttiva del Tursiope in Mediterraneo rimane ancora sconosciuta. Le femmine partoriscono ogni 2 anni un piccolo di circa un metro e del peso di 15 kg. Longevità stimata da 25 a 30 anni. Si ciba di una notevole varietà di prede: cefali, pesce azzurro, calamari e invertebrati bentonici.
Gravi problemi di conservazione interessano il Mediterraneo e il Mar Nero, dove, per la passata caccia, le catture accidentali ed il degrado dell’ambiente marino hanno causato il declino della popolazione.
Grampo (Grampus griseus)
Lunghezza: 2,5/ 4 m.
Peso 600/700 kg.
Ha un tipico capo senza rostro, fronte bombata ma non globosa (come invece per ilglobicefalo). La mascella superiore sporge leggermente. Pinna dorsale a circa a metà del corpo, molto alta, appuntita e falcata. Pinne pettorali lunghe e appuntite.
La livrea è molto caratteristica: i neonati sono grigio chiarissimo uniforme, crescendo diventano prima di color brunastro e poi del grigio ardesia dell’adulto. Con il passare degli anni il corpo viene ricoperto da numerosissime ed estese graffiature chiare, che finiscono col fargli assumere una colorazione quasi bianca, soprattutto nella parte anteriore.
Anche se è capace di notevole agilità (può raggiungere i 25 km/h.), il Grampo ha di solito movimenti lenti e rilassati. A differenza dei Delfini comuni e del Tursiope, le barche non sembrano attrarre questo cetaceo, ma non è difficile avvicinarlo. Si ritiene che sia in grado di compiere buone immersioni. Il Grampo tira la coda fuori dall’acqua e rimane immobile per parecchi secondi, in verticale a testa in giù.
E' una specie pelagica e di mare profondo, ma non è raro incontrarlo vicino a costa.
In Mediterraneo è piuttosto comune, soprattutto in Mar Ligure, nell'Arcipelago Toscano e a nord della Sicilia. Di solito vive in piccoli gruppi di 5/10 esemplari (ma a volte si raggruppano anche 100 animali) che spesso si sparpagliano in cerca di cibo dando così l’impressione di essere solitari. Lo si può vedere anche insieme ad altre specie di cetacei, soprattutto globicefali.
Particolari della riproduzione poco conosciuti: sembra che in Mediterraneo si accoppino in autunno. Le femmine partoriscono un piccolo lungo circa 1,5 m; il peso del neonato non è noto.
Si nutre soprattutto di calamari e occasionalmente di pesci.
Globicefalo (Globicephala melas)
Lunghezza: maschio 7 m, femmina 5,5 m
Peso: maschio 3 t. femmina 2,5 t.
Ha un corpo massiccio con globosità del capo molto evidente, rostro appena appena accennato sotto la fronte alta e arrotondata. La pinna dorsale è un forte carattere distintivo: molto avanzata, bassa e con la base allungata, apice arrotondato e margine posteriore concavo. Il peduncolo caudale ha spesso una marcata convessità nel margine dorsale. Le pinne pettorali sono a forma di falce, sottili, allungate e appuntite.
Colorazione nera con riflessi brunastri, tendenzialmente uniforme. Macchia chiara o bianca a forma di ancora sul ventre I piccoli sono di colore molto più chiaro.
Se disturbato, il globicefalo è capace di sviluppare buone velocità (35 km/h.) ma di solito nuota lentamente (5 km/h.) mostrando la testa globosa, la pinna dorsale e la parte superiore del peduncolo caudale.
A volte emerge con il busto e rimane per qualche secondo con la testa fuori, forse per guardarsi intorno; altre volte invece emerge con la coda. E' confidente, o indifferente con le imbarcazioni, ma non nuota a prua.
Il globicefalo nel Mediterraneo viene avvistato più frequente in Mar Ligure e nel Tirreno. Tuttavia in Mediterraneo la specie non è sufficientemente studiata per poter stimare correttamente la popolazione e la distribuzione.
Vive in branchi di qualche decina di esemplari che a volta però si riuniscono a migliaia. Il branco è probabilmente ad harem, con un maschio dominante.
Questo Odontoceto è vittima di catastrofici spiaggiamenti di massa.
Maturità sessuale a 6 anni le femmine, a 12 anni i maschi. L’accoppiamento avviene in primavera-estate, i parti hanno luogo in estate-autunno, i piccoli alla nascita sono lunghi 1,75 m. e pesano 80 kg.. Vivono circa 25 anni.
Si nutre prevalentemente di calamari, ma anche di pesci di varie specie.
I globicefali sono incidentalmente uccisi nelle reti da posta fisse, nelle reti da strascico, in quelle derivanti e nei palamiti per i pesci spada.
Zifio (Ziphius cavirostris)
Lunghezza: 5/ 7 m,
Peso: 3/ 5 t. La femmina è più grande del maschio.
E' un delfino massiccio e tozzo, con testa abbastanza piccola. Tipica è la fronte bassa che digrada sul rostro senza discontinuità, con rostro breve e largo che, con la bocca incurvata ricorda il becco di un’oca. La mandibola sporge in avanti: solo nei maschi adulti sono visibili i due unici grossi denti.I denti, non forano le gengive delle femmine e dei giovani maschi. Due solchi golari a "V" , tipici degli Zifidi, visibili se l’animale si gira su un fianco. Ha un soffio basso e poco visibile, diretto in avanti a sinistra. Pinna dorsale ben visibile, arretrata all’inizio del terzo posteriore del corpo, leggermente falcata, triangolare. La coda presenta un margine posteriore appena concavo alle estremità, piatto al centro.
Il colore è variabile con dorso da bruno scuro a grigio ardesia e ventre chiaro. Il capo è spesso più chiaro del resto del corpo, soprattutto nei vecchi maschi. Possono esser presenti graffi e striature sui fianchi, ventre con irregolari macchie ovali, ma non in misura così marcata come avviene invece per i Grampi.
Lo Zifio è raro da osservare in mare: sembra si tenga alla larga dalle imbarcazioni. Pare preferire le zone di rimonta (upwelling) delle acque profonde. Nuota a 4/6 km/h con punte di 18 km/h. Si immerge per 30 minuti a profondità fino ai 300 m. Compie balzi fuori dall’acqua. Quando s’immerge solleva la coda sopra la superficie. Si incontra prevalentemente al largo. In Mediterraneo sembra abbastanza comune, soprattutto di fronte alle coste Spagnole, francesi ed italiane. Vive in piccoli gruppi di 3/10 esemplari e più raramente si sono osservati branchi più numerosi (25 individui).
A volte si trovano individui isolati, probabilmente maschi solitari. Si ciba di calamari e, forse, di pesci di profondità.
4 – FOTOgrafie distintive delle diverse specie
Particolare della pinna dorsale acuta e falcata di una Balenottera comune, e coda dai margini leggermente arcuati
Il dorso rugoso e la pinna bassa, arrotondata e con base larga di un Capodoglio e pinna caudale dal margine posteriore piatto, non arcuato
Stenelle striata, in cui è visibile il motivo ad "esse" della livrea laterale, sui toni del grigio
Delfini comuni, col motivo a "clessidra", grigio-giallastro laterale, tipico della specie
Tursiope, riconoscibile per la colorazione grigia, praticamente uniforme se confrontata con la Stenella ed il Delfino comune
Grampi, di grosse dimensioni, potrebbe esser confuso col globicefalo, ma ha livrea grigia, con tipiche striature e pinna dorsale più stretta ed allungata
Globicefali, si nota bene la colorazione scura, uniforme, e la pinna dorsale ampia, arrotondata e ricurva
Zifio, si distingue per il capo dalla tipica forma a "becco d'oca", colorazione uniforme e grigio chiara
5 - regole da seguire in caso di avvistamento
Di certo l'avvistamento dei cetacei nei nostri mari, che essi siano balene o delfini, è uno degli eventi più emozionanti che ci possono capitare!
Il rischio per il navigatore che dovesse trovarsi a tu per tu con questi splendidi ed affascinanti animali, è quello di cercare di avvicinarsi troppo ad essi, fino a poterne arrecare disturbo. La tentazione di richiamarli o di inseguirli è forte e comprensibile, ma in un corretto osservatore dovrebbe prevalere il rispetto per la natura, che quindi ci suggerisce le seguenti semplici regole di comportamento, oggigiorno condivise dai numerosi whale watchers:
-
non intralciare il normale spostamento dei cetacei, né modificarne il comportamento, né commettere azioni che potenzialmente ne provochino una reazione,
-
non inseguire i cetacei, né dirigere su di loro; quando possibile lasciare che siano loro ad avvicinarsi alla nostra imbarcazione, mantenendo la rotta precedentemente impostata,
-
non reagire alla presenza dei cetacei con improvvisi cambiamenti di rotta o di velocità, che potrebbero confonderli o disorientarli,
-
evitare di avvicinare cetacei con piccoli a meno che non siano loro ad avvicinarsi a noi,
-
non fare rumori che possano infastidire o spaventare gli animali (gridare, fischiare, correre a bordo, battere le mani, etc.),
-
non gettare nulla in mare e assolutamente non dare cibo ai cetacei: il mare non è uno zoo nè un contenitore dei rifiuti!
Mi permetto una nota personale in merito: tali regole potrebbero sembrare eccessivamente restrittive, nei confronti di animali giocosi e socievoli come i delfini.
Tuttavia bisogna considerare lo stato di rarefazione delle loro popolazioni ed i motivi che li stanno minacciando. Un branco avvistato potrebbe esser in caccia, disturbarli porterebbe a sottrarre loro il cibo, di per se sempre più raro. Oppure ci potrebbero esser madri con piccoli in tenera età, facilmente spaventabili.
Meglio non disturbarli e mantere la rotta a velocità costante: se i nostri amici avessero voglia di interagire con noi, non mancheranno di far loro il primo passo! Si avvicineranno spontaneamente alla vostra vela e sapranno regalarvi lo spettacolo più bello che il Mare Nostrum sa ancora regalarci.
Impegnamoci a renderlo tale anche per il futuro!
6 - Classificazione delle specie minacciate - IUCN 2004
L'International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources, poi diventata World Conservation Union, nella sua Red List del 2004 (elenco animali minacciati e a rischio di estinzione) inquadrava i cetacei mediterranei nella seguente tabella (fonte: ACCOBAMS - IUCN):
Specie / sottospecie |
Criterio IUCN |
Tendenza passata |
Tendenza attuale |
Capodoglio |
EN Endangered / Minacciato |
Sospetto declino |
Sospetto declino |
Balenottera comune |
DD Dati insufficienti |
- |
- |
Stenella mediterranea |
VU Vulnerable / Vulnerabile |
Dati comprovanti declino |
Sospetto declino |
Delfino comune |
EN Endangered / Minacciato |
Dati comprovanti declino |
Dati comprovanti declino |
Tursiope |
VU Vulnerable / Vulnerabile |
Sospetto declino |
Dati insufficienti |
Grampo |
DD Dati insufficienti |
- |
- |
Globicefalo |
DD Dati insufficienti |
- |
- |
Zifio |
DD Dati insufficienti |
- |
- |
Il Santuario dei Cetacei per i mammiferi marini del Mediterraneo è un'area marina protetta che si estende per circa 90.000 km2 nel Mediterraneo nord occidentale fra Italia, Francia e Sardegna.
Il Santuario comprende il Mar Ligure, parte del Mar Tirreno e del Mar di Corsica; rispetto al resto del Mediterraneo le acque del Santuario sono caratterizzate da un elevato livello di produttività primaria, con conseguente abbondanza di plancton, base della catena trofica. Una corrente ciclonica dominante, che scorre verso nord lungo la Corsica e la Toscana per poi fluire verso ovest lungo le coste della Liguria e della Francia, crea un sistema frontale permanente che agisce da linea di separazione fra acque costiere e pelagiche. Si genera così un'intensa attività biologica lungo questa linea di separazione, dovuta proprio ai movimenti delle masse d'acque associate al fronte. Questi fenomeni sono stagionali e in alcuni casi rafforzati dal rimescolamento verticale delle acque (upwelling), generato dal vento prevalente della zona ("mistral") che, spirando da nord-ovest, spinge verso l'alto le acque profonde portando nella zona eufotica i nutrienti e le sostanze organiche arrivate al mare attraverso i fiumi (soprattutto il Rodano) . Gli elevati livelli di produzione primaria che ne derivano, con concentrazioni di clorofilla di oltre 10 g m-3, supportano una cospicua biomassa di zooplancton, fra cui il macrozooplancton gelatinoso e i banchi di eufasiacei (Meganyctiphanes norvegica), piccoli crostacei che costituiscono il cosiddetto "krill mediterraneo". Le grandi quantità di zooplancton attirano a loro volta diverse tipologie di predatori, fra cui i cetacei.
Le diverse specie di cetacei che vengono regolarmente avvistate nel Santuario trovano nelle sue acque le condizioi necessarie sia all'approvigionamento del cibo, sia alla riproduzione, e sono le balenottere comuni Balaenoptera physalus, i capodogli Physeter macrocephalus, gli zifii Ziphius cavirostris, i globicefali Globicephala melas, i grampi Grampus griseus, i tursiopi Tursiops truncatus, le stenelle striate Stenella coeruleoalba e i delfini comuni Delphinus delphis. Fra tutte le balenottere comuni e le stenelle striate sono le specie più abbondanti nel Santuario, raggiungendo l'80% di tutti gli avvistamenti di cetacei effettuati. Circa 3.500 balenottere comuni sono state avvistate nel Mediterraneo occidentale, la maggior parte delle quali erano concentrate nel bacino Corso_Ligure_Provenzale per nutrirsi dei banchi di krill. Le stenelle striate sono i cetacei più abbondanti, non solo nel Santuario, ma in tutte le acque pelagiche dell'intero Mediterraneo; nel Santuario ne è stata stimata la presenza di 20.000 - 30.000 individui, che rappresenta circa il 60% degli avvistamenti effettuati nelle suddette crociere. Le altre specie, sebbene numericamente meno rappresentate, sono comunque presenze regolari e comprendono gli odontoceti teutofagi (Letteralmente, "mangiatori di calamari", chiamati altrimenti "deep-divers") come i capodogli, i globicefali e i grampi, che frequentano sia le acque pelagiche che quelle di scarpata, e gli zifii che prediligono particolari aree, poste in prossimità di profondi canyon sottomarini. Il delfino comune, un tempo abbondante nel Mare nostrum, è oggi raro e considerato specie minacciata; nel Santuario lo si incontra saltuariamente in acque pelagiche, il più delle volte associato a gruppi di stenelle striate. I tursiopi invece vengono generalmente avvistati in acque costiere, soprattutto lungo la piattaforma continentale che circonda la Corsica, la Sardegna settentrionale, l'arcipelago toscano e la Francia.
Tante specie diverse di cetacei devono coesistere in un area caratterizzata da elevati livelli di pressione antropica. Gran parte delle aree costiere che si affacciano sul Santuario, soprattutto quelle continentali, sono infatti densamente popolate e disseminate di cittadine, con porti di rilevante importanza commerciale e militare e con numerose aree industriali. Sulle acque del Santuario si affacciano importanti destinazioni turistiche, che portano ad un ulteriore aumento della pressione antropica nei mesi estivi. Le diverse e intense attività umane rappresentano potenziali rischi per le popolazioni di cetacei del Santuario, come il degrado dell'habitat, la drastica e preoccupante diminuzione delle fonti di cibo, la diminuzione o la scomparsa delle popolazioni, causate dall'intenso sviluppo urbano, turistico, industriale e agricolo, associato all'immissione in mare di sostanze inquinanti in prossimità di grossi agglomerati urbani e delle zone in cui i fiumi sfociano in mare. Va aggiunto il disturbo causato dall'intenso traffico marittimo (ad es. traghetti, cargo, navi militari, petroliere, imbarcazioni da pesca e da diporto), particolarmente elevato nei mesi estivi, dall'industria del whale watching, ancora non regolamentata, dalle esercitazioni delle navi militari, dalle attività di ricerca in mare e dalle operazioni di esplorazione del fondo marino alla ricerca di gas e derivati petroliferi. Un altro rischio che incombe sull'incolumità dei cetacei del Santuario è rappresentato dalle collisioni con le imbarcazioni, rischio in crescita soprattutto negli ultimi anni con l'aumento dei traghetti veloci. Va infine considerato il tasso di mortalità causato dalle catture accidentali dei cetacei nelle reti pelagiche derivanti, che continuano ad essere regolarmente ed impunemente usate nonostante ne sia stato proibito l'uso. (fonte: Istituro Tethys)
- Acquario di Genova - Progetto Delfini Metropolitani, nella persona di Fulvio Fossa
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Delphis MDC - Mediterranean Dolphin Conservation
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