La Nostra Seconda, Inaspettata, Improvvisa, Barca a Vela!
Bavaria 32 "Lady Blues", la svolta inaspettata...
Bavaria 32: come e perché
Diciamo subito che per diversi motivi, già da oltre un anno prima dell'acquisto, avevo identificato Lady Blues, un Bavaria 32 del 2002, allora barca dell'amico Roberto Minoia, come possibile ideale sostituta del nostro Comet 303, per sopperire ai problemi di spazio vivibile interno appena sufficiente in caso di lunghe permanenze a bordo, dello spazio di stivaggio al limite dell'insufficiente in caso di lunghi periodi a bordo e delle scorte idriche decisamente insufficienti. Poi Roberto ha dovuto venderla rapidamente, per passare ad un altra splendida barca, senza che potessimo opzionarla noi ma fortuna e caso hanno voluto che dopo meno di un anno, in un momento di coordinata disponibilità, Lady Blues sia arrivata da noi!
Come ho già fatto per Moby Dick, elenco i motivi che mi hanno fatto orientare sul Bavaria 32 come barca al momento più confacente alle nostre esigenze, seguiranno pregi e difetti, man mano riscontrati, che quindi potrei aggiornare nel tempo (tornate a leggermi ;-) ):
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Priorità come sempre alla robustezza di costruzione, quindi nella nostra futura barca volevo ritrovare dettagli già noti sul Comet: rinforzi sui rinvii delle lande "seri", non solo affidati ad un banale controstampo in leggra vtr. Stratificazione vtr di un certo spessore, fazzolettature abbondanti. Idem per l'attrezzatura: rotaie, alberatura e sartiame senza alcun sospetto di sottodimensionamento.
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Budget: il ricavato dalla vendita di Moby Dick avrebbe dovuto coprire buona parte della spesa per la nuova barca, quindi ovviamente mercato dell'usato obbligatorio, cercando solo un modello appena più comodo e più recente (ma non troppo per non incorrere nelle ultime folli economie di produzione...).
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Cantiere conosciuto, per garantire un minimo di futura rivendibilità.
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Modello da crociera: pur avendo apprezzato tantissimo le performanche e la natura sportiva del Comet 303, col tempo abbiamo dovuto ammettere che l'uso che facciamo della barca è prettamente crocieristico. Si, si esce anche in giornata per due bordi e in quel caso un buon passo fa piacere, ma lo scopo primo della barca è accoglierci a bordo vivendoci 12 mesi all'anno nei fine settimana di qualsiasi stagione, ferie invernali comprese, per poi progettare e vivere l'agognata crociera estiva. Quindi serviva un minimo sindacale di spazio in più, sia vitale ma ancor più di stivaggio, unito a certi comfort che sul Comet mancavano (acqua calda sanitaria in rada dal motore) e un'umana scorta d'acqua (i 60 lt effettivi del Comet erano davvero troppo pochi per la nostra natura di "radaioli"!).
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Continua e si rafforza l'avversione personale per la tecnica del controstampo strutturale "integrale". Ormai sembro l'unico a pensarla così, ma in ogni caso sulla mia barca ESIGO di poter ispezionare in un istante il fondo barca, l'attacco dei prigionieri del bulbo, tutti gli angoli delle sentine! Quindi a priori, niente Beneteau e altre francesi a seguire...
L'acquisto, improvviso e inaspettato
Questa volta niente ricerche di mercato, niente analisi comparate tra i vari modelli. Avevo già in mente il Bavaria 32 come possibile candidata che soddisfacesse tutti questi punti (altri modelli sarebbero stati o troppo cari, o inevitabilmente totalmente controstampati). Quindi l'occasione si è presentata a fine ferie 2010, parlando con Roberto che mi segnalò come il secondo prorpietario di Lady Blues, Enrico, forse la stesse usando poco. Io feci la battuta: "ci vorrebbe che fosse disposto a rivenderla a me...", battuta concretizzata nel'acquisto dopo neanche un mese... Conoscendo Roberto che l'ha mantenuta maniacalmente per 9 anni ed Enrico, che l'ha usata poco e con criterio per 9 mesi, l'acquisto ha bypassato perizie & Co. permettendo un prezzo umano. Sostenuto dalla buona vendita, immediata, di Moby Dick ad un altro caro amico, Giancarlo. Sarò romantico, ma trovo bellissimo quando barche amate e tenute con così tanta passione dai loro armatori, passano di mano in mano ad altrettanto appasisonati per di più conosciuti amici! :-) E' come se una bellissima storia continuasse senza finir malamente in chissà quale modo.
Ed ora, l'usuale elenco di pregi e difetti, che so bene non saranno condivisi dai più (non capirò mai su quali basi obiettive e concrete si fonda lo sport da forum più diffuso: sparare a zero, ma senza alcuna motivazione tecnica, sui Bavaria... e lo scrissi su un forum anche in tempi non sospetti, subito dopo l'acquisto del Comet...). Ma cercherò lo stesso di esser un minimo obiettivo e soprattutto di esporre fatti e non sensazioni. O peggio chiacchiere. Magari anche ascoltate e ripetute a "pappagallo". Come fanno in molti, per sentirsi esperti...
Bavaria 32, anno 2002 - i pregi:
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Costruzione checchè se ne dica solida, spessori del laminato sicuramente non esagerati, ma spesso superiori a molte cugine di grandissima serie. A conferma, dopo 9 anni, il gel coat, pur se di scarsa qualità, non presenta ragnatele, crepe o fessure dovute ad eccessiva flessione del laminato. L'opposto di quanto visto su altri modelli transalpini esattamente coevi...
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Niente controstampo sul fondo dello scafo! Sentine ben ispezionabili, all'istante sulla linea centrale (paglioli appoggiati), mentre i laterali sono avvitati (per ora...). Dall'estrema prua all'estrema poppa, si può ispezionare tutto, cercare eventuali cause di trafilaggi, vie d'acqua, pulire, lavare, asciugare etc.. Sembrerà strano al giorno d'oggi in cui nessuno si lamenta, ma per me questa è una delle prime doti che deve avere una barca. E sentine spaziose ed ispezionabili (quindi pulite) sono ottime anche per aumentare le capacità di stivaggio, pur concentrando i pesi al meglio, in basso!
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Albero e boma Selden robusti e ben dimensionati. Nonchè molto ben rifiniti: l'anodizzazione dopo 9 anni è in perfetto stato! Al pari, sartie di generosissimo diametro e arridatoi sulle lande Hasselfors ben diversi dai tornichetti sottodimensionati in ottone cromato, visti su francesone ben più grosse e pretenziose. Strano, Hasselfors svedesi? Ma non era un Bavaria?!? Non è possibile, i Bavaria DEVONO esser fatti male, per definizione di forum... ;-p A proposito di boma Selden: alla faccia di certi puristi, io al primo groppo preso sotto un diluvio (ed era roba tosta: oltre 57 nodi di reale!) mi son innamorato del circuito svedese per i terzaroli rapidi! In pochi istanti velatura ridotta al massimo, senza che nessuno tra me ed Ombretta avesse rischiato avventure all'albero, ma addirittura senza bagnarci, stando riparati sotto l'ampia capottina... Sono tra i particolari che cercavamo e che finalmente abbiamo trovato.
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I winch, pur se un pò sottodimensionati, son comunque di ottima qualità (Harken) e resistenti all'usura e al salino (dopo 9 anni sembran nuovi!). Forse è un'altra barca mascherata da Bavaria.... ;O)
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La randa full batten e molto allunata, montata in optional da Roberto, dona un passo che semplicemente ogni volta mi meraviglia! In effetti credo che anche le pienotte linee d'acqua non siano male, fatto sta che ero pronto a rinunciare a molta velocità, invece alla fine navigo sempre un nodo oltre quello che mi sarei aspettato da un mezzo così "tranquillo", voluminoso e comodoso.
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Finalmente abbiamo il salpa ancora (Lofrans Cayman 1000W! Ma non era un Bavaria?!?) recesso, tutta la prua è disponibile per memorabili pisoccate al sole o tintarelle da competizione! E tutto il pozzo ancora è ampio e ben studiato.
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La falchetta, pur se piena (che problema fissarci bozzelli etc.!), ha almeno un bordo superiore molto ben arrotondato, con ampio raggio. Ben diversa da certe lame contundenti viste altrove!
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Sia le grosse bitte che i passacavi sono sovradimensionati e fusi con profili ben arrotondati. Non c'è la raffinatezza dei rulli del vecchio Comet, ma già parliamo di finiture e dimensionamenti che mancano a molte cugine di grande serie...
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Comodi l'accesso al mare una volta tolta la schiena d'asino, comoda anche l'ergonomia della scaletta (forse un pò debole per chi pesasse ben più del sottoscritto) e perfettamente posizionati gli appigli per risalire a bordo dopo un bel bagno.
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Rinvii in acciaio delle lande robusti e ancor più robusti rinforzi a scafo, con ampissime fazzolettature ed incappellaggi di placche inox ad "U" spesse 3 mm! Ma si sa, criticare senza aver nemmeno spostato uno schienale, per vedere cosa c'è dietro, è facile...
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Tranquillizzante l'abbondante spessore del fondo scafo a prua, anti collisione, unito a tre comparti separati sotto il lettone, con paratie dall'abbondante fazzolettatura. A proposito, una chicca il piano in compensato dotato di botola, che crea un doppio fondo nel terzo vano, a protezione del trasduttore e dell'elichetta del tridata.
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Impianti mediamente ben realizzati, sempre razionali. L'idrico con tubi blu-rossi Whale e relativi innesti rapidi. L'elettrico ben cablato, con canaline ovunque e ogni filo identificato e numerato.
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Vano motore ampissimo, con spazi abbondanti tutto attorno al Volvo Penta. Per di più, la scala sollevabile con pistone rende l'accesso frontale facilissimo, al pari dell'ampia botola laterale in cuccetta di poppa. Soluzioni pratiche che in caso di tagliando fai da te, valgono oro.
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Gavoni ovunque, ampi e TUTTI dotati di abbondanti fresature circolari sospese, che da una parte arieggiano tutta la barca, da prua a poppa, dall'altra facilitano eventuali installazioni di riscaldamento o passaggio di tubi vari. Ottima la soluzione di creare delle asolature ulteriori di aerazione sotto le panche, nascoste alla vista.
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Altrettando abbondantissimi portaoggetti chiusi, una fila su ogni fiancata, da prua a poppa, in ogni locale, in numero semplicemente sbalorditivo!
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Spazi vivibili a bordo incredibili per un 32 piedi, anche se all'atto pratico le dimensioni di scafo sono quelle di molti 33 (non capisco perchè l'abbiano nominato 32), sembra comunque di stare su un 34-36 piedi!
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Buone le scorte d'acqua (150 lt, che si potrebbero raddoppiare ma non voglio appesantire la prua) e di carburante (90 lt).
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Fin troppo profondo ed ampio il gavone laterale in pozzetto! Cis ta di tutto e di più.
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Interni in mogano rossiccio, molto caldi ed accoglienti! Donano il calore del legno vero, abbondante. Ben diverso dal laminato simil legno di mobili e porte visti agli ultimi saloni...
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Anche se sembrerà una contraddizione con quanto appena scritto, sono fantastici i paglioli in laminato: alla vista, anche ravvicinata, simulano alla perfezione il legno (contrariamente a quanto montato su altri modelli, dove non si tenta nemmeno di accennare alle venature dei listelli), ma sono praticamente eterni, dalla manutenzione nulla (niente scartavetrature e verniciature periodiche) ed immediata pulizia.
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Ritrovo anche su Lady Blues un vero, ampio e ben sfruttabile tavolo da carteggio! Messo dove serve: a lato della discesa in quadrato e non altrove, a portata di voce di chi fuori è di guardia o al timone. Per me, indispensabile!
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Immenso, razionale e pratico da pulire il bagno, con tanto di abbondante vano cerate/ripostiglio, ampia e ben disegnata come spazi di lavoro la cucina, geniale il piano ripiegabile che coprendo i fornelli, fa piano unico di lavoro.
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La barca, anche vissuta in un inverno 2010/2011 particolarmente rigido per la Riviera e la Costa Azzurra, si è dimostrata incredibilmente ben coibentata! Merito del sandwich in tuga, del controstampo a soffitto (li si che serve!) con abbondante intercapedine (che purtroppo ruba un pò di altezza) e credo anche dei cielini riportati incassati in compensato e sky imbottito di gomma piuma. Fatto sta che risulta ancor meglio coibentata del Comet. Ovviamente, totalmente assente ogni forma di condensa. Lamentata invece da amici nello stesso periodo e su barca ben più grossa e pur dotata di riscaldamento a gasolio. Ringraziamo anche il ventilatorino/estrattore solare in cuccetta di prua, installato da Enrico! ;-)
Bavaria 32 - i difetti (che mi sono impegnato a risolvere nel tempo):
Link ad alcune ottimizzazioni, descritte sul blog: http://capitansimon.blogspot.com/search/label/ottimizzazioni
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La chiglia standard a basso pescaggio - 1,5 m ha pregi e difetti: all'ancora il rollio è leggermente superiore ad un pescaggio profondo, in navigazione con poco vento si sente altrettanto un movimento diverso rispetto al più piccolo Comet - 1.85 m e le prestazioni di bolina in confronto ne risentono. Se col Comet qualche volta ci siamo permessi il lusso - ed il godimento - di ritornare in porto dopo una notte in rada, rimontando il levante solo a vela di bolina, per una ventina di miglia, con solo 4 bordi contati, ora sappiamo che sarà ben più difficile. Come pregio, all'opposto, la navigazion e con onda formata e vento al giardinetto e in poppa è molto ma molto più sicura e rilassante, perchè il pescaggio più profondo del Comet innescava molto più facilmente le straorze e il timone diventava davvero difficile da gestire in crociera. Dopo 11 anni di vacanze vissute SEMPRE in rada, possiamo ben dire che questa caratteristica non è affatto penalizzante nell'utilizzo totale della barca, come invece ci era sembrata all'acquisto.
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Il motore di serie, un pur ottimo equilibrato e silenzioso Volvo Penta MD 2020D (tre cilindri), coi suoi 19cv sembrerebbe un pò scarsino se si dovessero rimontare con urgenza un mare e un vento sostenuti. In realtà, esperienjza fatta negli anni, mi dice che su questa lunghezza di scafo, l'onda formata in prua frenerebbe anche quei 10 cv in più, visto che conterebbe molto di più una superiore lunghezza al galleggiamento.
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Gel coat: lo so che il paragone non si pone, ma il Comet di quasi 22 anni come gel coat era messo forse quasi meglio...
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Sempre stando all'esterno, il teak: coem per TUTTE le barche di serie più o meno moderne, lo spessore reale del teak è di pochi mm, impiallicciato. Per di più teak giovane, troppo venato, tenero e consumabile. Non sono mai stato amico del teak, schiavitù in ogni caso, poi per chi invece lo appreszzerà il giudizio sarà sicuramente diverso.
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Timone equilibrato, docile, ma meno sensibile rispetto alla barra del Comet (e grazie tante... ;-) ): è sempre leggero e delicato, fin troppo gentile, fatica ad indurirsi anche sotto la raffica più cattiva (un modo che usavo tantissimo per "sentire" le reazioni di Moby Dick) e ti da tantissima sicurezza, ma arrivando dalla barra, e da una barra ben reattiva in particolare, i primi tempi è stato necessario abituarsi. Oggi come oggi, visto l'utilizzo 100% crociera, comunque mai e poi mai torenerei indietro.
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Le linee d'acqua piene, ovviamente necessarie - e ben accettate - su una barca piccola per reggere i carichi di una crociera comoda, fanno picchiare maggiormente di bolina sulle onde rispetto ad una barca sportiva.
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I winch, pur se di ottima qualità (Harken) e resistenti all'usura e al salino (dopo 9 anni semban nuovi!) sono forse leggermente sottodimensionati. Specie quelli in tuga, tra l'altro a singola velocità. In ogni caso, dopo aver provato negli anni barche di ben più blasonati cantieri francesi e tedeschi, posso ben dire che questa serie è messa molto ma molto meglio della concorrenza anche più pretenziosa.
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Bella l'idea del paterazzo sdoppiato, da acciaio a tessile, per una rapida regolazione navigando a vela. Peccato che la demoltiplica 8:1 sia all'atto pratico inutile. Già risolto raddoppiandola a 16:1 con un netto miglioramento.
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Trasto randa sulla tuga: soluzione ovviamente da crociera, non bisogna cercare le regolazioni di fino delle soluzioni da regata.
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Insonorizzazione motore discreta ma non eccelsa, ma anche in questo caso ho già provveduto a migliorarla drasticamente, con una copertura con gommapiuma e piombo di ogni angolo tralasciato dal cantiere, con ottimi risultati!
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Spot alogeni che pur in gran numero (6 in quadrato, 2 in ogni cuccetta, 1 in bagno) non riescono a donare una buona illuminazione. Situazione ribaltata, sostituendo tutte le lampadine alogene con moderni led G4, aggiungendo due aplique montate ai lati della paratia di prua per dare un tono più caldo ed accogliente all'illuminazione, montando una barra di led sopra i forneli, proprio dove mancava un punto luce e integrando una seconda luce di lettura Osram in cuccetta a prua. Ho aggiunto anche fili di led ambientali caldi sotto i portaoggetto in quadrato e in cucetta di prua, dove ho aggiunto luci di lettura. Adesso l'illuminazione è modulabile, dalla gran luce per un allegro aperitivo in compagnia, alle più soffuse luci per un dopocena in relax.
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Assurda la semplificazione di montare direttamente sul boiler i raccordi Whale in plastica! Dal collegamento caldo, son gocciolature assicurate! Già risolto totalmente con raccordi flessibili in metallo, connettore Whale in ottone, miscelatore termostatico + valvola di non ritorno e vaso di espansione con membrana da 2 lt in inox, che permettono anche di ridurre l'eccessivo calore dell'acqua riscaldata a motore.
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Scarsa la superficie della spiagetta di poppa, rispetto ai modelli più vecchi, ma all'opposto è molto meglio di certi progetti moderni che, per non toglier spazio interno, l'hanno troppo sacrificata.
Scheda tecnica Bavaria 32 "Lady Blues" anno 2002
L.f.t. |
10.30 m |
Lunghezza scafo |
9.90 m |
Lunghezza galleggiamento |
8.50 m |
Baglio massimo |
3.35 m |
Pescaggio |
1.50 m |
Zavorra |
1.060 kg |
Dislocamento |
3.900 kg |
Dislocamento a pieno carico |
4630 kg |
Piano velico |
7/8 con 2 ordini di crocette acquartierate |
I |
11.60 m |
Superficie randa full batten |
24.20 m2 |
Superficie genoa |
24.60 m2 |
Superficie fiocco |
21.00 m2 |
Motore |
Volvo Penta MD 2020 D |
CV / cilindri |
19 / 3 |
Trasmissione |
Sail drive + elica 2 pale fisse |
Serbatoio gasolio |
90 l |
Serbatoio acqua |
150 |
Progetto |
J & J Design |
Cantiere |
Bavaria Yachtbau GmbH |
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