Diario dai Fondali...

La ciambella uscita col buco!

Branzino

Premessa
Come mia abitudine, scrivo sempre troppo. Ma la voglia di comunicare al meglio le emozioni vissute e l'eccezionalità dell'evento, richiedono il solito “papiro”... ;-)
Chi volesse, può saltare alla conclusione, all'incontro col pesce che ricorderò per sempre...

Antefatto
Ogni tanto si, le ciambelle escono per bene, col buco.
La buona sorte ci mette del suo, il cuoco non fa pasticci e tutto fila per il verso giusto.

Il buco nella ciambella, fisicamente, l'avevo fatto qualche sera prima, in garage, per modificare lo schienalino autocostruito. Dalla “padella” di 4 kg della prima versione, con la fresa, ne ho ricavato una ciambella di 3.5 kg, per avere un assetto più orizzontale negli assetti “spalmati” sul fondo. Forse, senza volerlo, anche questo è stato un ingrediente buono, per il risultato finale...

Fatto sta che il giorno 7 dicembre, ci sentiamo al telefono con Luciano Garibbo per commentare la situazione meteo ad Aregai: sole, limpido, niente vento, ma in mare visibilità ancora scarsa, in certi punti inesistente, con residua onda lunga da ponente. Comunque l'onda è smorzata, non ha forza, decidiamo di provare lo stesso per l'indomani, male che vada, passeremo la mattinata a chiacchierare.

Il giorno dell'incontro
La mattina dell'8 Luciano con estrema pazienza, letteralmente mi sveglia dal torpore; caffè fumante, colazione leggera e con calma aspettando il conforto del sole, ci prepariamo. Per l'occasione Luciano mi ha portato da provare un gilet sottomuta in liscio/spaccato e dei bermuda con tasche porta-piombi. In questo modo, tra schienalino, cintura sdoppiata, tasche e cavigliere (anche loro fai-da-te), l'assetto dovrebbe essere ottimale e molto ben distribuito.

Quando siamo pronti, scherziamo con Ombretta: “...dai che ti prendiamo un bel branzino!”, “Si, uno di 5 kg potrebbe bastare!”, dico io, “e perché mai solo 5? A questo punto facciamo 6!” controbatte Luciano con divertita ironia. Mentre ci scambiamo queste battute, mi ricordo che la scena è la fotocopia della mia seconda uscita in mare, quando Ombretta mi aveva chiesto di tornare con un branzinetto ed in effetti la preda era stata un microbo da porzioncina. Sia mai che anche questa volta...

Nonostante l'arietta bella fresca, il cielo limpido invita a provare, quasi a farci dimenticare la temperatura dell'acqua che nei giorni scorsi ha toccato minimi sotto media, con burrasche impressionanti per oltre un mese e mezzo consecutivo.

Alle 10.30 entriamo in acqua, abbastanza contrariati per l'infestazione di meduse Pelagia noctiluca (quella bella urticante!) che flagellano la spiaggetta. Luciano, con estrema cortesia, mi cede il pennello di levante, posto migliore per la pesca, lui affronterà la diga di sottoflutto, resa più difficile dalla presenza di numerosi cannisti.

In acqua, finalmente!
Quanto è bello, ogni volta, il preciso momento in cui mi abbandono all'acqua e tutti i pesi e gli impicci di muta, cinture, zavorre e quant'altro, si stemperano in un fluttuare leggero...

Evitando le meduse provo le prime pinneggiate e un tuffo esplorativo: questa volta l'assetto in acqua è perfetto, a 2 m sono neutro, ma soprattutto estremamente bilanciato in orizzontale. Al contrario dell'ultima uscita, testa, busto, bacino e gambe, stanno ben in piano e riesco a tenere le pinne adagiate sul fondo in maniera estremamente naturale. Non avendo ancora un'acquaticità da manuale, le due cinture, assieme ai bermuda, mi aiutano parecchio.

Mi guardo attorno, tra la spiaggetta e la base del pennello di scogli, la visibilità è un po' limitata dalla sospensione e il numero enorme di meduse, che mi obbliga a continui slalom, mi deconcentra. Così non riuscirei a pescare nulla. Al limite, sul fondo, vedo scodare la sagoma di un branzinetto, ma piccolo. Poco male.
Fortunatamente, più mi avvicino alla scogliera più la visibilità aumenta e il numero di meduse diminuisce.

Subito, attorno alle prime rocce, noto che la situazione è da favola! Non sembra nemmeno di essere alle soglie dell'inverno! In superficie, tantissimi cefaletti, piccoli, impossibili da sparare, ma di taglia ideale come “esca” per un bel predatore... nuotano a branchetti nervosi e zigzaganti. Ci sono ancora tantissime salpe, di tutte le taglie, che brucano sugli scogli.
Alla base della scogliera, provando qualche aspetto, noto dei branchi foltissimi di saraghetti, un po' piccoli, sicuramente sotto i tre etti. Ma sono davvero tanti!

La solita delusione
Scopro però anche di essere completamente fuori forma e, peggio, per nulla rilassato. Scendo bene, abbastanza composto e fluido, mi accuatto a dovere, ma la sotto, manca il fiato e la testa non è lucida. Mi guardo troppo in giro, ho troppa ansia. Brucio l'aria in un attimo e devo tornare in superficie malamente.
Provo diversi aspetti, sperando di rompere il fiato, ma niente.
Dopo un aspetto brevissimo, risalendo, noto anche 3 grosse aguglie in caccia: attaccano a ventaglio i latterini, finché una sola scatta e colpendone uno col becco dentuto, lo fa letteralmente a pezzi. A quel punto tutte e tre si avventano sul pranzetto fulminee, con scatti nervosi. La loro azione e i loro riflessi metallico-elettrici sono fantastici, un vero spettacolo offerto dalla natura!
Comunque così non va, ho già sprecato troppi aspetti e devo affrontare il punto migliore di tutta la battuta: l'estremità del pennello.
Non posso rovinare la cortesia di Luciano, non posso sprecare le ore ed ore di riflessioni, analisi dei miei precedenti errori, ore di fai da te, per lo schienalino e  cavigliere, bilanciatura del fucile ed asta.
Quindi mi impongo uno stop!

Pausa di riflessione
Sto a galla, pancia sotto, snorkel in bocca, occhi chiusi, a respirare lentamente per quasi 5 minuti, senza pensare davvero a nulla, come dovessi dormire.

Formattato l'hard disk, va decisamente meglio, mi sento più leggero e sciolto.

Forse, sarà questo, l'ingrediente principale, nella ricetta della ciambella...

La caccia continua
Posso partire col mio agguato tra la risacca sulla punta della scogliera.
Di nuovo i cefaletti ipercinetici, ancora tantissime salpette, la sotto intravedo al limite della visuale i saraghetti, ma loro possono aspettare.
Su alcuni scogli a mezz'acqua ecco 2 triglione davvero grosse: non avrei immaginato di trovarle ancora di questa stagione, per un attimo mi immagino un bel sughetto ai filetti di triglia, potrei provare a catturarle con un breve agguato, ma poi anche questa volta, qualcosa mi dice di proseguire. Parlavamo di branzini, è stagione di luassi, quindi la testa deve rimanere tutta per loro!!! Inutile distrarsi coi pescetti. Meglio un cappotto, piuttosto. E, senza saperlo, ho appena aggiunto un altro ingrediente importantissimo alla ricetta.

Il momento clou
Visto che in superficie non appare nulla di serio, approfittando di uno scoglio allungato che mi copre lateralmente, provo un aspetto.

Ho intravisto una leggera conca, sui 2 m o poco più di fondo, che però si apre sul fondale successivo, che scende molto più basso, una bella alternanza di ciottolato, roccette e posidonia.

Respiri rilassati, occhi chiusi per un attimo poi giù, il più fluido possibile, quasi senza pinneggiare.
Mi adagio come un tappeto sul fondo, immediatamente mi guardo un attimo intorno poi fisso lo sguardo verso il bel fondale antistante e adagio il braccio con l'X-Fire davanti a me, come a puntare, ma tenendolo basso.

L'impossibile diventa realtà
E' questione di pochi secondi, davvero pochi. Dall'acqua chiara, lattigginosa, di fronte a me, vedo materializzarsi un fantasma enorme. Movimenti ampi, lenti, ma sicuri. Una testa alta ed allungata si avvicina puntandomi frontalmente, leggermente da sinistra. Non è vero, non può essere vero, non può essere così grosso! Eppure il testone prosegue, sempre lento, costante, finché noto distinti i suoi occhi laterali che cercano di scrutarmi e decifrarmi.

Sono istanti che ho in testa, incisi a fuoco, fotogramma per fotogramma. Istanti che sembrano esser durati un'eternità.

Io resto più che immobile, sono un pezzo di fondo, un relitto nero, paralizzato tra i ciottoli. Memore della recente fuga delle oratelle, questa volta so che la nuova Omer Alien nera non mi tradirà con specchiate di luce, se mantengo lo sguardo immobile, con la testa un poco inclinata in basso, da dove arriva il pesce. Il sole è alle mie spalle. Ho fiducia.

Il mostro è sempre più vicino e incredibilmente, riesco a pensare lucidamente. Non ho l'agitazione di un precedente incontro con un branzinotto, perso per agitazione e per non aver sparato al momento giusto. Questa volta NON sbaglio, non devo sbagliare! Mi passa in testa, chiara e netta, la frase dell'amico Matteo di Albenga: “i luassi si devono sparare di muso! Se aspetti che il pesce ti dia il fianco, lo hai già perso”.

E così voglio fare, sempre meravigliandomi per la freddezza e controllo che riesco a mantenere.

La spigolona ha un rallentamento, davanti al fucile ed accenna a ruotare la testa sulla mia destra. E' chiaramente il segnale che potrebbe esser soddisfatta nella sua curiosità: sta per virare. Tra un istante potrebbe andarsene.

E l'automatismo questa volta funziona alla perfezione, con un tempismo che io stesso fatico a credere. La taitiana è stata allineata tutto il tempo con il mio occhio destro  e la testa del pesce (grande linea di tiro totalmente libera dell'X-Fire!).

Il dito preme il grilletto e l'asta parte...

Il momento in cui il tempo si ferma
Non so se è lo stesso per gli altri pescasub, ma io, ogni volta che tiro il grilletto, percepisco un istante in cui davvero il tempo si congela, si ferma. Assieme a battiti e pensieri.
Spero in un tiro efficace, ma per qualche attimo non so cosa è successo.
L'immagine successiva potrebbe essere la preda che scappa fulminea, illesa, oppure il pesce che si accartoccia, colpito in pieno.

In questo caso, mi viene da urlare sott'acqua, quando vedo la spigola che si allunga a destra e finalmente mostra tutto il suo corpo, ma sempre lentamente, avvitandosi un poco e dandomi di schiena. Poi ondeggia, lenta ed ampia, accenna a spalancare la bocca e le branchie, un tentativo di scatto, poi di nuovo ondeggia inclinata, puntando il fondo.
Ed è questo il momento in cui vedo l'asta Sandwik, per fortuna abbastanza pesantuccia, piantata in pieno nell'opercolo, a sbilanciare il tentativo di nuoto del pescione, trascinandolo sul fondo.
Automaticamente prendo un filo d'aria, mi rituffo, passo il fucile nella mano sinistra e con la destra estraggo istantaneamente il coltello (per fortuna, ieri sera l'ho girato sul lato sinistro della cintura!!!).

Ho visto infatti che l'asta non ha passato la testa del pesce, forse l'aletta si sarà aperta nella cavità branchiale, forse no. Ma anche in questo caso, mi meraviglio del controllo che riesco a  a mantenere evitando assolutamente l'istinto di tirare a me la sagola.
Raggiungo con mezza pinnata la spigola, colpita a morte, la abbraccio completamente , lei ha l'ultima potentissima reazione, spostando le mie gambe con la sua coda, prima che lo stiletto metta la parola fine a questo incredibile film!

L'epilogo
Solo a questo punto vado in tilt, in superficie respiro pesantemente e con affanno, ho la testa che gira dall'emozione, non credo a ciò che sto stringendo a me...
Per fortuna, mentre sono ancora in pieno caos mentale, vedo di fronte a me la muta mimetica di Luciano che mi ha raggiunto e il suo sguardo incredulo attraverso la maschera: “belin che pesce!!!”.

Inutile dire che entrambi siamo concordi nell'uscire immediatamente dall'acqua. Il mare ci ha regalato questa preda eccezionale, merita il nostro più totale rispetto e ringraziamento.

uscita dall'acqua con Luciano   Uscita dall'acqua  

Segue l'incontro con Ombretta, assolutamente e totalmente incredula, che ci sta aspettando munita di macchina fotografica, sulla spiaggetta. Voleva fotografare la nostra uscita. Ora ha ben altro come soggetto...

foto di rito   bacio spigola   

Chiudo con una nota: mi permetto di considerare questa preda come “nostra”, tanto mia quanto di Luciano, perché molto lo devo a lui, che nell'uscita precedente ha accettato di buon grado di farmi da balia e maestro, controllandomi e dandomi suggerimenti per migliorare la mia tecnica all'aspetto.
E la mia felicità è stata ancor + grande nel vedere la sua, quanto abbia partecipato a queste emozioni in maniera sincera.
Davvero merce rara in questo mondo di egoismo e competitività arida e sfrenata.

foto con Luciano

Poter condividere certe emozioni così intense, le rafforza ancora di più.
E spero di averle almeno in parte condivise, anche se in altro modo, con voi, con questo mio lunghissimo diario... ;-)

Branzino in spaiggia   dettaglio colpo in opercolo

Chiudo con le ultime due foto di questa cattura, a cui per primo, per tutto quel giorno, non riuscivo a credere... Solo una nota per il forellino presente sull'opercolo destro: è il segno lasciato dall'asta Sandvik! Non male come tiro, specie considerando che è stato cercato e voluto, proprio li, con estrema freddezza. L'esatto opposto di quello che potete leggere nel diario precedente, relativo a solo 2 DUE mesi prima... Credo dica tutto riguardo la mia voglia di imparare! ;-)

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