Diario dai Fondali...

Cefalozzo francese

     Primo contatto con le acque (e i pesci...) francesi

In effetti la prima pescata in acque francesi è arrivata molto più tardi del previsto: il trasferimento della nostra nuova barca (più che nuova, in realtà un gloriosissimo usato) al porto di Beaulieu, per sfuggire alle rapine legalizzate del Marina degli Aregai e in generale della nautica italiota, è avvenuto il 28 dicembre 2010. Siamo poi rimasti due settimane in quel porto, assaporandone l'atmosfera, la fantastica limpida e lineare organizzazione, il maniaco ordine, la pulizia, l'efficienza. In due settimane ben speravo di potermi confrontare coi fondali locali, sperando di far conoscenza coi "luassi" d'oltre frontiera. Invece, false e fuorivianti informazioni su un supposto divieto totale di pesca in apnea, assieme ad un meteo che dir pessimo è poco (due settimane di cielo grigio, coperto, con frequenti piogge e a volte mare più che imbronciato) hanno stroncato ogni mio proposito.

Questo fine settimana però non ci son scuse, niente se e niente ma: ho il regolare permesso, ho la certezza della piena legalità pescando nel fine settimana, il mare è calmo, il cielo limpido, la temperatura ottima, l'attrezzatura pronta fino al minimo particolare!

Anche Ombretta ci mette del suo, con il solito magico commento: "Certo che se riuscissi a prendere un bel besce, andrebbe benissimo da fare al forno stasera che abbiamo ospiti a cena in barca Elena e Paolo!". Infatti oggi sono arrivati a Beaulieu per venirci a trovare, gli ex dirimpettai di banchina del Marina di Aregai, con la loro bella vela Ka-Tet, un Hanse 400 nuovo di pacca. Abbiamo in programma una bella cena in compagnia. C'è da dire che ogni volta che Ombretta "fa le ordinazioni" io non son affatto scaramantico in senso negativo, anzi, penso a tutte le altre volte in cui le sue richieste si son tramutate in splendite realtà. :-D Chissà se sarà ancora così questa volta!

Lasciamo l'ormeggio attorno a mezzogiorno, per aver recuperato tutta la stanchezza accumulata in settimane "full", ma ora siamo finalmente in mare! Dirigo Lady Blues verso la baia di Eze, puntando L'Isoletta.

Quando lo scandaglio mi segnala un fondo di 7 metri regolare, do l'ok ad Ombretta che cala l'ancora per bene. Il fondo è un'alternanza di posidonie e sabbia, ma non mi preoccupo: previsioni senza alcun accenno manco di brezza e calma totale. Anche la posidonia per un bagno, va bene.

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La zona poco distante dall'ancoraggio, dove intendo provare a cacciare.

 

Che meraviglia! Il sole scalda, a riva numerosi turisti prendono il sole in costume e... senza! Si vede ben che siamo fuori dall'Italietta. ;-) Io indosso la muta e tutta l'attrezzatura con calma, gustandomi ogni istante della vestizione, del rito così piacevole per un apneista, per un cacciatore subacqueo.

Poi il momento ancor più magico, lascio la plancetta di poppa e scivolo in mare. Che bello! Era davvero troppo tempo che non provavo più questa unica sensazione che solo l'abbandonarti al mare sa darti!!!

Per prendere contatto col mare ed evitare di doverlo fare a fine pescata, a corto di energie, decido di pulire la carena e l'elica subito: prima il dovere, poi il piacere! Infatti nei vari trasferimenti Lady Blues ha accusato velocità sempre più rallentate, patendo tutto il tempo passato dall'ultima operazione di carenaggio. E da quando noi l'abbiamo acquistata (ottobre 2010) ovviamente non abbiamo ancora provveduto. In attesa dell'operazione, programmata per inizio primavera, serve una bella pulizia delle parti immerse. Trovo la carena in stato discreto, un pò di concrezioni in più sulla pinna di deriva, messo così così il timone, mentre l'elica del sail drive è davvero incrostata pesantemente! Mi farà tribolare parecchio.

All'ombra dello scafo, sotto la pioggia di cirripedi e serpulidi scalpellati via, si radunano sciami davvero grossi di boghe, menole e castagnole! Bene, è sempre piacevole vedere acque ben popolate.

Ma finalmente è il momento, lavoro finito, è ora di rilassarsi un attimo in superficie, riprendere forze e fiato, recuperare la boa-plancetta e pinneggiare verso la costa, dove il fondale promette d'esser più movimentato.

Inizialmente trovo un'alternanza un pò sterile di posidonia, ampie chiazze di sabbia e bassi scalini rocciosi compatti, senza spaccature. Poi ecco un pò di rocce sparse e con loro i primi saraghetti, da lasciar assolutamente stare.

Trovo incredibile la concentrazione di mangianza, castagnole in particolare, che sembrerebbe più da mesi estivi che non da pieno inverno. Quando le rocce si fanno più ampie e al contempo irregolari, ecco che aumenta la presenza di pesce.

Avvisto qualche sarago degno di nota anche se non grosso e un paio di salponi: comunque pesci stranamente nervosissimi, assolutamente inavvicinabili, pur con tutte le cautele del caso. Probabilmente questa alta pressione perdurante da troppo tempo e il mare forza olio da giorni, li hanno resi iper sensibili.

Proseguo con fiducia, la visibilità è discreta, solo un pò di acqua lattescente tipica invernale. Mi sto avvicinando ad una punta promettente, la roccia ricorda quasi il granito sardo e corso, ad ampie falde regolari con spaccature strette e molto allungate, che sprofondano in verticale sulla ripida parete. Sento che la corrente si accentua avvicinadosi alla punta, trasporta verso la punta. Bene, mi piace, mi ispira, so che la all'apice mi giocherò questa brevissima pescata, quindi mi fermo e come sempre faccio, cerco la concentrazione giusta e il rilassamento ad occhi chiusi per le azioni determinanti.

Provo un agguato a galla nella schiuma di questa scarsissima risacca che però sulla punta si fa più decisa e crea nubi bianche vorticose, tenedomi aderente alla roccia, avanzando solo con la mano sinistra dalla parte corretta, Mr. Iron 104 nella destra all'esterno, pronto a colpire.

Ma purtroppo, nonostante la cortina di bollicine che in parte mi nasconde, quando avvisto tre bei saraghi ancora fuori tiro, alcune salpette più vicine fanno da sentinella e fuggono a velocità urvatura, coinvolgendo nel panico le mie prede! :-(

Non demordo, sono a galla, i pesci son fuggiti oltre la punta ma sempre a galla, poco sotto, visto l'ampio scalino roccioso, immagino che la situazione sia rimasta tranquilla. Con la massima compostezza arretro, mi ventilo per bene e provo a scendere lungo una stretta ma profonda spaccatura a V. Aspetto a 5 m  e in breve tempo avvisto un barracuda, non grosso, totalmente indifferente, tranquillo. Bene, quello che volevo. Ma è un pò lontano, tranquillissimo, lentissimo, ma per niente incuriosito. Attendo, nulla. Valuto, non è una preda eccelsa ed è pure al limite, sta andando, decido di non sparare, lo guardo mentre scompare e pian piano, composto e silenzioso, godendomi l'apnea, risalgo badando bene di restare in copertura, arretrando nella spaccatura.

So che la zona è tranquilla, son sceso bene e risalito meglio, arretrando. Come immaginavo, è questo il punto "buono". Decido di arretrare ulteriormente di una decina di metri, depongo pian piano sul fondo il pedagno in cintura agganciandoci anche il peso mobile da 1 kg autocostruito. Infatti già a 5 mt ero un pò troppo negativo con la pesata da agguato in superficie. Ho visto che il barracuda scendeva fondo, voglio quindi provare un aspetto sui 6-7 m e per non rischiare nulla con troppo neoprene e peso addosso preferisco avere il peso perfetto.

Torno quindi sopra la spaccatura, chiudo gli occhi e mi ventilo in tutta calma, rilassando ogni muscolo. Adoro questi momenti, prima di tuffarmi all'aspetto! Ecco, sono pronto, in questo mare fantastico di questo bellissimo pomeriggio invernale, dal sole tiepido e dalla luce carica e calda.

Capriola silenziosissima, appena accennata, una pinna trascinata, una appena sollevata, delicatamente, dalla superficie. Il corpo scivola dolcemente sott'acqua, come nell'olio. Rilasso il collo, occhi appena dischiusi, senza tensioni, ma attenti. Seguo la conformazione e la sinuosità della spaccatura, puntando a fermarmi su un accenno di conca, perfetta per accogliermi e nascondermi quasi completamente, pur lasciandomi una buona visibilità.

Son quei casi che non sembran veri, quando non fai in tempo ad accomodarti nella tua postazione di cecchinaggio che intravedi delle sagome che ti puntano!

Tre sagome, panciute, belle spesse. Ricciolette? Forse, vediamo ma spero di no, non gradisco sparare alle limonine, amate invece nel piatto da Ombretta, io le trovo sempre troppo piccole per catturarle anzitempo.

E per fortuna le sagome che si avvicinano puntandomi lente, tranquille e decise, si rivelano quasi subito dei bei cefali. Dei gran bei cefali! Arrivano frontali, senza sapere di essere sempre costantemente sotto la mira del tremendo C4 Mr. Iron, allineate all'ottima Sigal Evolution, affilata a morte ad ogni pescata.

Vedendoli tranquilli, aspetto parecchio, scelgo quello che mi pare più grosso. Ma adesso è ora, altrimenti passeranno la punta dell'asta! Li, dietro l'opercolo, vai Mr!

Colpo secco, il solito istante prima della risposta: evviva! Cefalone letteralmente capottato dall'impatto dell'asta da 6.50 x 140! E' in sagola, apparentemente tramortito, finchè non riparte come un ossesso, come un piccolo treno, sfilando diversi metri di sagolino dalla bobina pur con la frizione puntata (non la tengo mai completamente aperta!). Che forza, che energia!

Ma vedo che il tiro è basso, il cefalo in allineamento era appena sopra di me, temo di strapparlo! Rapido ma delicato, abbandono il fucile alle spalle e recupero la sagola e il nylon, pian piano, senza strattoni. Mi coordino per agguantare il cefalo senza dargli modo di sfuggirmi, afferrandolo alle branchie tra una scodata e l'altra.

E' fatta! E mi accorgo che per fortuna, il tiro basso in entrata per l'angolazione di tiro, in realtà è perfetto, uscendo sopra la pinna pettorale dalla parte opposta. Bene, con l'impugnatura settata Bonfanti-Style continuano i tiri di precisione anche sui pesci in movimento. Molto bene, soprattutto perchè il cefalozzo in questione, è un bel dorino che, pulito sulla plancia di poppa e in acqua di mare, si rivelerà di 1,1kg. Non di certo immenso ma più che sufficiente per finire al forno, con patare, prezzemolo e vino bianco ed accompagnare il ricco aperitivo che accoglieranno la coppia di nostri amici tra poche ore.

Potrei tentare un altro aspetto oltre la punta, so che potrebbe portare buoni frutti, ma farei tardi, devo ancora pulire il pesce, cambiarmi, fare una goduriosissima doccia calda in plancetta, in mare, sotto questo tiepido fantastico sole. Poi il rientro e c'è ancora la spesa che attende. Meglio rientrare.

La pesca per me è sempre stata fatta di piccole enormi emozioni. MAI dovute a pescate numerose, ma pescate che per qualche aspetto mi hanno lasciato qualcosa, che mi hanno insegnato qualcosa, in cui son risucito ad incrociare scelte giuste, che mi hanno dato il pesce "giusto". La soddisfazione immensa della preda che sai che non è arrivata per caso, ma per una serie di scelte ed azioni corrette, che si combinano magicamente anche con la giusta dose di fortuna. Questa è la soddisfazione più grossa! Proprio come questa cattura, in questa brevissima ma bellissima pescata. Le collane di pesce, proprio non fanno per me: via, fuori dall'acqua, così che va benissimo! Anche questa volta GRAZIE MARE!!! :-D

E grazie Ombretta per l'ordinazione!!! :-D Attendo con ansia la prossima!!! ;-)

 

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